Scrittura collettiva

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abcdi Giancarlo Cavinato

Molteplici sono le possibilità offerte dalla circolarità e dall’interazione consentite da spazi dedicati allo scrivere insieme. Nella classe Freinet si valorizzano i processi individuali, ma anche i processi di gruppo, le interazioni, le negoziazioni e condivisioni di significati. Freinet propone che i testi dei singoli ragazzi siano ‘corretti’ (messi a punto) dall’intera classe attraverso discussioni, revisioni, ristrutturazioni di parti del testo per migliorarlo.
Nel MCE la composizione collettiva di testi, poesie, relazioni di esperienze ha sempre avuto spazio. Ma la tecnica (o meglio l’arte) dello scrivere a più mani trova alcuni punti fermi nella corrispondenza fra classi e gruppi di ragazzi e in alcune proposte che hanno segnato un ruolo fondamentale nella didattica e nella pedagogia della scrittura.

Mario Lodi, in visita a Barbiana, racconta che nella sua classe si scrive insieme un racconto, la sceneggiatura di un film, il resoconto di una discussione, una poesia, il report di un’esperienza. Racconta come è nato Cipì. Riceve una lunga lettera.

La scuola di Barbiana. NOI SI FA COSI’
«Per prima cosa ognuno tiene in tasca un notes. Ogni volta che gli viene un’idea ne prende appunto. Ogni idea su un foglietto separato e scritto da una parte sola. Un giorno si mettono insieme tutti i foglietti su un grande tavolo. Si passano a uno a uno per scartare i doppioni. Poi si riuniscono i foglietti imparentati in grandi monti e son capitoli. Ogni capitolo si divide in monticini e son paragrafi. Ora si prova a dare un nome a ogni paragrafo. Coi nomi dei paragrafi si discute l’ordine logico finché nasce uno schema. Con lo schema si riordinano i monticini. Si prende il primo monticino, si stendono sul tavolo i suoi foglietti e se ne trova l’ordine. Ora si butta giù il testo come viene viene. Si ciclostila per averlo davanti tutti eguale. Poi forbici, colla e matite colorate. Si butta tutto all’aria. Si aggiungono foglietti nuovi. Si ciclostila un’altra volta. Comincia la gara a chi scopre parole da levare, aggettivi di troppo, ripetizioni, bugie, parole difficili, frasi troppo lunghe, due concetti in una frase sola»
(lettera dei ragazzi di d. Milani a Mario Lodi)

LA LETTERA COLLETTIVA
La collaborazione e il lungo ripensamento hanno prodotto una lettera che pur essendo assolutamente opera di questi ragazzi è risultata d’una maturità che è molto superiore a quella di ognuno dei singoli autori. Quando si leggono ad alta voce le venticinque proposte dei singoli ragazzi accade sempre che o l’uno o l’altro (e non è detto che sia dei più grandi) ha per caso azzeccato un vocabolo o un giro di frase particolarmente preciso o felice. Tutti i presenti (che pure non l’avevano saputo trovare nel momento in cui scrivevano) capiscono a colpo che il vocabolo è il migliore.
( Lettera di d. Milani a Mario Lodi)

L’ARTE DELLO SCRIVERE
Esiste oggettivamente una soluzione che è migliore delle altre.
 In questa fase si possono studiare insieme tutti i problemi dell’arte dello scrivere: completare e semplificare. Finir di cercare quel che
 non si è ancora detto, cercare di dire col minimo di mezzi. Cercare 
di indovinare la reazione del lettore, eliminare le ripetizioni, le cacofonie, gli attributi e le relative, i periodi troppo lunghi, ridomandandosi all’infinito se un dato concetto è vero,
 se è nel suo giusto valore gerarchico, se è essenziale, se il destinatario avrà gli elementi per comprenderlo, se provocherà malintesi.
 L’arte dello scrivere consiste nel riuscire a esprimere compiutamente quello che siamo e che pensiamo, non nel mascherarci
( lettera di d. Milani a Mario Lodi)
( da ‘L’arte dello scrivere’ a cura di Cosetta Lodi e Francesco Tonucci, ed. Casa delle arti e del gioco, 2017)

GIOCO E MAGIA DELLA SCRITTURA COLLETTIVA
Paul Le Bohec, maestro francese del movimento Freinet, a lungo collaboratore di Celéstin ed Elise Freinet, ha elaborato una propria proposta originale, un laboratorio di scrittura collettiva. Scrivere insieme in una situazione di libertà fa leva sul rapporto individualità-collettività, in quanto ognuno/a é se stesso/a in interazione con altri. Si gioca sulla sorpresa, sulla curiosità, sull’attesa degli effetti sempre diversi che si producono. Si supera il timore della scrittura, il panico del foglio vuoto. Si attiva l’evocazione consentita dalla parola (la parola evoca, rimanda, richiama…) e sul pensiero che la parola ‘trascina’ con sé. Si scopre come cambia il significato attribuito da ciascuno in base al cambiamento di contesto. Si sperimenta il piacere delle parole in libertà, delle infinite possibilità della scrittura, dello scambio e del dialogo con gli altri. Poiché la mente tende sempre a connettere, si costruiscono sempre nuove connessioni, fino a… costruire trame di parole legate in intrecci forniti di coerenza e coesione a partire dall’assenza di connessioni. Ma soprattutto in un clima di rispetto e di assenza di giudizio si libera la parola, l’espressione/desiderio/riparazione delle piccole e grandi frustrazioni e ferite della vita.

Si può giocare con giri di parole, giri di frasi, anche giri di” prese in giro’’ bonarie (se si è sufficientemente in confidenza…) o giri di complimenti; giri di versi poetici; infine con giri di racconti in cui ognuno/a aggiunge una parte e via via storie inattese si configurano per magia. Si esplorano così le diverse dimensioni della scrittura cui faceva riferimento il gruppo francese dell’Oulipo: il rapporto con sé, con gli altri, con la realtà e il mondo, la trasfigurazione fantastica, l’espressione- creazione, le convenzioni da rispettare o da ‘rompere’, a volte anche il risarcimento dalle ferite e dalle ingiustizie della vita, si scopre come convivono in ognuno l’homo sapiens e l’homo demens… Data la possibilità di ‘nascondersi-confondersi’ nel gruppo l’individuo si lancia, emerge, affida i propri pensieri senza timore. Si sente protagonista, libero dal timore del giudizio, del confronto, della valutazione.

Scrive Franco Lorenzoni su Repubblica: ‘In un tempo in cui le imprese comunitarie sono guardate con sospetto, la pratica del testo collettivo può combattere le disuguaglianze.[…]Si tratta di offrire e costruire la più ampia libertà di scelta possibile per tutti.[….]Vorrei consigliare di sperimentare in classe, almeno una volta, la scrittura collettiva dandoci tutto il tempo che occorre, non solo perché è uno strumento efficace di affinamento della lingua, ma perché necessita di un ascolto reciproco attento, in primo luogo da parte di noi insegnanti. Dà inoltre voce e aiuta ogni allievo a sostare attorno alle domande, approfondire i concetti, mediare tra il proprio punto di vista e quello degli altri e imparare ad argomentare dando respiro al proprio pensiero.’