Il fantasma della libertà e i no vax

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di Pietro Calascibetta

In un recente post il prof. Luciano Corradini commentando l’atteggiamento dei no vax ci ricorda che “ la libertà senza la fratellanza e l’uguaglianza ha portato anche i francesi al terrorismo della ghigliottina e al dispotismo napoleonico”. Come si fa a non essere d’accordo con tale affermazione e a non essere amareggiati come il professore di fronte a discorsi che di fatto “ difendono la libertà di morire e di far morire gli altri”.
La questione però a mio avviso è ben più grave perché non è circoscritta alla contingenza del vaccino o alle misure di protezione per potersi quindi considerare un incidente di percorso nella nostra vita democratica, ma ha radici profonde e diffuse nella nostra società.
Non a caso si trovano frange di destra e di sinistra unite, come fa notare il professore, dietro lo stesso striscione con in mezzo però una massa indistinta e variegata di persone attratte dal desiderio di partecipare ad una rivoluzione in nome di una “libertà” che in realtà è la propria.
E’ certamente triste pensare come i nostri nonni e padri abbiano lottato per un’altra libertà, quella di tutti che ora viene messa in discussione.
I no vax oggi rappresentano solo l’avanguardia visibile di un movimento che piano piano sta costituendo un nuovo blocco sociale. Non penso di esagerare; se solo unisco i puntini di situazioni che sembrano lontane ne esce un quadro preoccupante per il futuro.
Solo alcuni esempi.

Ci sono dei genitori che da diversi anni ormai rivendicano la libertà di non vaccinare i propri bambini nonostante alcune vaccinazioni siano obbligatorie a tutela dei più deboli, ci sono i genitori che hanno intentato cause perché non vogliono che il loro figlio mangi il cibo della refezione scolastica per avere la libertà di preparargli il pasto secondo le proprie convinzioni dimenticano l’importanza educativa di condividere il cibo con i loro compagni , ci sono delle persone che si sentono autorizzate a circolare con bici e monopattini sui marciapiedi rivendicano la libertà di muoversi come vogliono, c’è chi si oppone al divieto di fumo nei parchi e alle fermate dei mezzi pubblici, ci sono i no tav (non solo e non tanto quelli piemontesi), ci sono quelli che hanno negato l’esistenza della xylella negli ulivi in Puglia rivendicando il diritto di curare le piante secondo le loro convinzioni e via discorrendo.
Il fatto è che tutte queste persone rivendicano il diritto di fare quello che vogliono invocando proprio la Costituzione che non viene messa in discussione, anzi citata come fonte delle loro rivendicazioni.
Voglio dire che è in atto in modo progressivo nella società un mutamento del concetto stesso di “liberta” così come espressa nella nostra Costituzione non solo rispetto alla salute, ma più in generale coinvolgendo ogni aspetto della vita sociale.
Gli articoli della Costituzione che il prof. Corradini cita nel suo post (16 e 32) difendono sì la libertà dell’individuo “salvo le limitazioni che la legge stabilisce”.
E’ proprio questa frase che viene contestata in nome della libertà, perché quella frase inserita dai Costituenti sta proprio ad indicare che la libertà come valore non è assoluta , ma è condizionata dalle leggi che una comunità in quanto tale democraticamente formula e promulga per un bene comune.
La comunità come valore.
Questo è il passaggio cruciale che stiamo vivendo oggi. La “libertà” come un palloncino si è staccata dalla parola “comunità” della Costituzione e fluttua per i fatti suoi.
La comunità non ha più diritto di interferire con la libertà individuale e porre per legge limitazioni come prevede la stessa Costituzione.
E’ l’appartenenza ad una comunità in grado di interferire con l’individuo che è contestata da qualche tempo e, non a caso, è proprio il principio di democrazia rappresentativa che viene messo in discussione con un bel “vaffa”, per una non meglio precisata “democrazia diretta” di più di 60 milioni di persone.
Anche il programma della Lega per le elezioni europee prevedeva un’Europa dove ciascuna entità nazionale o macro-economica poteva decidere se accettare una disposizione comune o no a seconda del proprio interesse.
Come interpretare poi il richiamo alla libertà di insegnamento riproposta di recente nonostante sia già garantita dalla Costituzione se non come una strizzata d’occhio a quei docenti che sono insofferenti ai vincoli del POF che un’altra comunità, quella scolastica, definisce in modo democratico attraverso i suoi organi collegiali. Se pensiamo a chi propone queste visioni e a chi vi aderisce ci rendiamo conto che il problema di come interpretare la “libertà” non è circoscritto alla salute e ai no vax. Si tratta di un ribaltamento culturale e valoriale che attraversa tutta la società.
La “libertà” diventa così un valore assoluto e diventa un diritto individuale nell’immaginario collettivo. Il richiamo alla solidarietà e al buon senso che naturalmente condivido, non credo siano però sufficienti perché c’è solidarietà se ognuno sente di appartenere ad una comunità, ma se manca la consapevolezza e la volontà di essere comunità poco c’è da fare. Se la comunità c’è solo quando mi dà qualcosa (assistenza sanitaria- strade, pensione anticipata ecc.) e non c’è quando mi chiede qualcosa la comunità è un oggetto di consumo e non una risorsa per tutti.
La questione non sta quindi solo nello stigmatizzare i comportamenti dei una minoranza di no vax, ma di cercare di comprendere questo cambiamento culturale e valoriale che piano piano potrà diventare maggioranza in Italia come in Europa.
Credo però che siamo ancora in tempo per un’inversione di tendenza se ci rendiamo conto della posta in gioco e se i docenti nelle scuole e gli intellettuali daranno il loro contributo per recuperare proprio questo concetto di comunità perché possa diventare nuovamente un valore per tutti e ridare il senso che la Costituzione assegna alla parola “libertà”.