Educare umiliando. L’audace e rivoluzionaria teoria pedagogica di Giuseppe Valditara, Primo Ministro MIeM

   Invia l'articolo in formato PDF   
image_pdfimage_print

di Aristarco Ammazzacaffè

È da un paio di giorni che il Neoministro Valditara non esterna. E questo preoccupa.
C’entra il Covid? O l’influenza stagionale? O piuttosto la Presidente Giorgia, preoccupata per le reazioni, a dir poco scomposte, contro il Neo, prodotte dalle sue uscite ultime e penultime (e fermiamoci lì)? O c’entrano i poteri occulti? Soros, pescando a caso, antiputiniano com’è, c’entra o no?
Sta di fatto che il neoministro non esterna più e questo mette ansia ansiogena e pone interrogativi densi e intensi, a pensarci bene.
La domandona: – Perché non si è apprezzato il gesto audacemente educativo del Nostro che fa retromarcia e chiede addirittura scusa per un termine usato forse impropriamente?

Il fatto è noto. Durante un evento a Milano di alcuni giorni fa, a proposito di ragazzi violenti, che purtroppo non mancano nei nostri istituti, il Ministro afferma che quello che la scuola deve fare è umiliarli, costringendoli, non – si badi bene – con pugni nello stomaco o frustate sulla schiena nuda, ma solo obbligandoli a fare dei lavori socialmente utili.
Interrogativo: – Anche presenti i propri compagni, o altro personale che passa per i corridoi? –
Perchè no? Se con queste esperienze soprattutto – argomenta il Neo – il ragazzo riconosce questa esperienza come passaggio denso di significato formativo e culturale?

Di fronte a ragionamenti di tal fatta, chi può dargli torto? Solo corvi e marmotte, penso.
Devo però confessare in tutta sincerità che, del suo discorso, un passaggio non mi è tanto piaciuto: quello dove, con un’enfasi eccessiva, afferma: Evviva l’umiliazione che è un fattore fondamentale nella costruzione della personalità.

Io personalmente l’avrei evitata. Anche se nella frase c’è un bel richiamo alla ‘costruzione della personalità’, che molto ci dice della sua tempra educativa e della sua preparazione e formazione.
Della quale, tra l’altro, sono testimoni veraci i suoi tanti libri.
Cito solo due titoli che si impongono per altezza di ingegno, a crederci: “L’Impero Romano distrutto dagli immigrati”, Aracne editore (il mio preferito in assoluto) e “IMMIGRAZIONE. La grande farsa umanitaria” (edito da il Giornale. Una ricostruzione fuori dal coro, che si legge bene, anche a righe alterne. Miracolosa!).

Comunque, il messaggio formativo che gli sta più a cuore, e da cui intende partire, si può sintetizzare così: Non c’è ordine senza disciplina, né disciplina senza ordine.
E parafrasando: Né maccheroni senza cacio, né cacio senza maccheroni. Se proprio si vuole esprimere al meglio il concetto.

E ne è talmente convinto – il Nostro – da essere sicuro  che questi ragazzi quando cresceranno, lo ringrazieranno per tutta la vita e che nessuno penserà di bucargli le ruote della sua Audi, ultimo modello.
Cosa che io gli auguro. (Che lo ringrazieranno. Ovvio. Cosa avete pensato?)
Non per niente lui, come ho già detto altrove – per averlo letto sui giornali nazionali – è Preside all’Università Europea dei Legionari di Cristo a Roma; e quindi un Legionario convinto lui stesso.
Si sa anche (ma è notizia ancora riservata), che fra poco istituirà – sembra – un dipartimento intitolato alle Sentinelle della Madonna.
Lui è fatto così. È bene saperlo.

È stato invece poco considerato un passaggio, dell’intervento all’evento di Milano, in cui, dopo averci ricordato, scoraggiato, che “Così non si può più andare avanti” (E qui mi viene da dire a mia insaputa: – Che fa, Ministro? Getta la spugna? Non sia mai! Lasciamo campo libero ai nuovi barberi e infedeli?), ha aggiunto significativamente. “Quando io ero un bambino, il maestro era il maestro con la emme maiuscola”.
È certamente una frase che gli fa onore, perché dimostra che già da piccolo capiva tutto.
Non è stata però molto gradita – sembra – da alcune insegnanti giovani e da altre a fine carriera. Le prime svilite: – Perché noi sole con la lettera minuscola? Ci si discrimina? Non è giusto! -; le seconde offese perché: “Noi i nostri bambini, per educarli, non abbiamo mai pensato di umiliarli. Come certi Ministri”.
Che dite? Alludevano? Mah.
Anche a me, ad essere sincero, l’uscita non è piaciuta molto perché i tanti malevoli che sono in giro – e il Neo sa quanti ce n’è soprattutto tra gli ‘scolastici’; a sinistra poi …! – hanno avuto buon gioco a controbattere che se lui è il frutto dei quei maestri con la m maiuscola, meglio tenerci quelli con la minuscola”. A tanto si arriva! O tempora! O mores! (Anche se lei, signor Ministro, se l’è andato proprio a cercare)

Quanto poi alla cosiddetta sua retromarcia”, c’è da aggiungere che, per chi ci ‘crede’ come Salvini, è un perfetto exemplum – se me lo si concede – di uno stile di educatore che ha realizzato il suo errore (espressione che condensa, se ci pensate bene, riflessività, responsabilità e umiltà opportunamente scecherate), per richiamarci che “la realtà è più grande del proprio Io”.
Ben detto. Ministro! Great!

Per concludere, signor Ministro, mi rivolgo direttamente a lei per una curiosità importante: – Il Salvini si è fatto anche lui Legionario? O aspetta il futuro dipartimento della sua Università Europea per farsi Sentinella della Madonna, ed essere, così, più coerente i con i tanti rosari che gli abbiamo visto sgranare?