di Raimondo Giunta
UNA NUOVA DISCIPLINA
Il nuovo ministro è un nome dell’economia dell’istruzione ed è stato assessore regionale all’istruzione nella Regione Emilia-Romagna. Ogni ministro si porta appresso il proprio bagaglio di cultura, di esperienze e di specifica professionalità. Il bagaglio dell’economia dell’istruzione non è di quelli che si può lasciare a casa ed è molto ingombrante.
Questo ramo dell’economia politica viene fuori con forza dalle riflessioni sulla crisi fiscale dello Stato negli anni ’70 e anche in Italia ha cominciato ad avere i suoi cultori.
Nel DNA di questa disciplina c’è l’impulso a rendere efficiente la spesa pubblica per l’istruzione e soprattutto c’è la preoccupazione a non ad aumentare.
Si è cominciato a dire, proprio perché c’è la crisi fiscale dello Stato, che non è più sostenibile la pretesa di pensare che la composizione della spesa pubblica non debba cambiare e che debba solo crescere. Le risorse per l’istruzione che bisogna strappare all’avidità di altri reparti dello Stato devono essere spese bene, senza sprechi, in modo efficace e ogni innovazione, così come il mantenimento dell’esistente, devono essere sottoposti ad una rigorosa analisi dei costi.
Anche il diritto allo studio e alla formazione, come il necessario prolungamento dell’obbligo scolastico non possono e non devono essere esclusi da una ricerca approfondita di questo genere. Potrebbero non essere inviolabili come si crede. . .
Ma già nei primi tempi qualche dubbio sulle pretese di questa disciplina incominciò a circolare.
In un saggio esemplare per chiarezza e profondità di analisi pubblicato nel n. 239 del quindicinale CENSIS del Febbraio ’76, U. Trivellato, che è stato sempre un grande esperto di problemi scolastici e anche Rettore della Facoltà di Statistica a Padova, indicava le notevoli difficoltà analitiche nel definire l’impiego ottimale delle risorse in campo educativo.
“Queste sorgono già nell’identificazione di una metrica comune delle variabili influenti sul prodotto scolastico; emergono nella valutazione delle relazioni fra output e input per individuare la combinazione efficiente di fattori e permangono nella determinazione delle soglie dimensionali e dei criteri organizzativi per l’impiego efficiente dei fattori”.