Invalsi: ancora sulle differenze nord/sud

di Daniele Checchi e Maria De Paola 

I dati Invalsi hanno certificato che gli studenti del Mezzogiorno ottengono risultati molto al di sotto della media nazionale in tutte le prove e per ogni grado di scuola. Centrale è la qualità dell’insegnamento. Ed è lì che bisognerebbe intervenire.

Uno sguardo ai dati Invalsi

I dati discussi dal rapporto Invalsi 2019 ripropongono uno dei problemi più importanti che il nostro paese si trova a dover affrontare: un divario territoriale allarmante nelle competenze dei giovani che frequentano le nostre scuole. Gli studenti che risiedono nelle regioni del Mezzogiorno ottengono risultati molto al di sotto della media nazionale in tutte le prove e per ogni grado del processo formativo. I risultati scolastici dipendono da molti fattori, ma un ruolo cruciale è certamente svolto dalla qualità dell’insegnamento ed è lì che bisognerebbe intervenire.

Quello qui proposto è l’incipit di un breve saggio pubblicato nei giorni scorsi nel sito lavoce.info




Pensavamo ci fosse Cittadinanza e Costituzione ed invece mancava la Educazione civica

matita di Rodolfo Marchisio

Il ritorno imminente e forzatamente voluto dell’Educazione civica creerà problemi di orientamento e riorganizzazione all’interno delle scuole e interrogativi seri.

In quali ore? Chi la fa? Con quali risorse? Su quali temi? Come si arriva al voto? Che ruolo ha il C di classe?
Cosa c’entra il voto di “educazione” con gli altri (famigerati i collegamenti col voto di condotta)? Interrogativi più seri:
1- che rapporto c’è tra la formazione di competenze di cittadinanza e la conoscenza delle regole?
2- Quanto influisce sull’educazione dei nostri ragazzi, l’esempio, il clima in cui vivono a casa, a scuola, nella società?  “Il clima” in cui viviamo, mondo web compreso (B. Losito) ? E quanto imparare a memoria delle regole?

Quando frequentavo la scuola “media” – primi anni “60- eravamo solo il 30% dei giovani, si studiava latino e c’era la Educazione civica…

Come noto dal 2008/9 nella scuola, in tutti gli ordini, è stata introdotta Cittadinanza e Costituzione, un’attività (non materia) traversale che doveva coinvolgere tutti i docenti del Consiglio di classe per aumentare la consapevolezza e la cultura della cittadinanza, dei diritti ma anche dei doveri: solo quattro (tra cui pagare le tasse), più un diritto/dovere obsoleto come quello di andare a votare nella nostra Costituzione, contro decine di diritti di 4 generazioni- N. Bobbio L’età dei diritti.

Prima ancora dell’ufficializzazione della novità: seminari, approfondimenti, aggiornamenti.

Lavorando allIstoreto nel settore della didattica che si occupa di CC seguo da oltre 15 anni queste tematiche e il loro sviluppo nella scuole della regione.
Esistendo un protocollo d’intesa con USR Piemonte su queste specifiche attività, da oltre 15 anni ho avuto occasione di monitorare l’andamento delle attività legate a questo settore e
di costruire una sezione del sito USR in cui ci si occupa solo di questo. http://www.istruzionepiemonte.it/cittadinanza/

Ritorno dopo qualche anno a riprendere il discorso anche su PavoneRisorse
Rubriche Ed. alla cittadinanza e Democrazia web, non inutili anche ora.

Poche annotazioni:

1- In positivo le attività della scuola piemontesi sono sempre state molte e siamo riusciti a censire sino a centinaia di progetti ogni anno. I seminari e i corsi dedicati hanno sempre attirato una grande attenzione.

2- La deriva che si è un po’ evidenziata è che in educazione alla cittadinanza attiva e critica si sono aggiunte come componenti principali ed accanto al filone classico, la educazione ambientale, alla salute, all’ambiente. Ottimo.
Sino ad arrivare alla educazione alla cittadinanza ed alla cultura digitale di cui mi occupo.

3- Poi sono finiti in CC sino a 40 educazioni di tipo diverso. Alcune utili, altre che sollevano qualche perplessità. Molti progetti o idee finivano lì.

4- A parte i momenti e temi rituali – le giornate del Ricordo e della Memoria, 25 aprile etc… – la Costituzione e la storia sono finite un po’ in un angolo. Abbiamo parlato molto di Cittadinanza e diritti e meno di Costituzione. Questo è uno dei problemi di cui dovremo occuparci: che rapporto c’è far diritti e democrazia? E fra Democrazia, Diritti e Digitale?

Già ai tempi di CC due obiezioni che si facevano erano: 1- che di una attività di cui tutti erano, giustamente – perché l’educazione e la formazione del cittadino è compito di tutti i docenti e non solo di quello di lettere o di diritto – responsabili, nessuno alla fine era responsabile.

Che se non c’era uno spazio orario (tipo materia) ricadeva nella zona progetti e ricerche o sul docente di lettere (o di diritto alle superiori), che con Gelmini già aveva perso due ore d’italiano (poi ci lamentiamo dei risultati delle prove Invalsi) e che adesso se voleva fare CC di geografia – avete letto il libro di geo-politica Dodici mappe per capire il mondo?– gli rimaneva 1 ora.
Che senso ha poi insegnare la cittadinanza se si diminuiscono anche le due ore di Storia da cui nasciamo noi?

Questa rubrica si occuperà di:
– Illustrare la legge in arrivo. Tanto prima o poi arriva
–  Valutare l’impostazione che propone (non vi spaventate piuttosto scarna e un po’ scontata)
– Rispondere agli interrogativi che docenti e DS si porranno a partire da settembre.
– Riflettere sul fatto che la maggior parte del testo è dedicato all’art. 5 che si occupa, lo dico meglio, di educazione alla cittadinanza digitale che è ciò di cui come ricerca pubblicazioni aggiornamento mi occupo dal 1982.

D’altra parte in un paese in cui 2 padri su 3 entro un’ora dalla nascita hanno già fotografato o filmato il figlio/a e la sera stessa lo postano sui social ce n’è bisogno.
Tutti abbiamo due cittadinanze e diverse identità, sin da piccoli. E siamo più utonti che utenti.
Anche perché come ci avverte Soro garante della privacy, negli ultimi anni 2 milioni di foto dei nostri bimbi sono finite ad alimentare la pedo-pornografia.
Ma anche di questo parleremo…

A presto!

 

 




Gestione della classe e didattica efficace

di Dino Cristanini 

gulliver   Per gentile concessione delle Edizioni Gulliver pubblichiamo l’editoriale del numero 1 della rivista
Nuovo Gulliver News.

 

Come di consueto apriamo il nuovo anno scolastico con uno sguardo al quadro generale delle politiche educative e delle eventuali novità normative che riguardano la scuola, e in particolare la scuola primaria.
A livello internazionale il documento che in questo momento sembra esercitare l’influsso più rilevante è l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, non solo per via dell’obiettivo n. 4 che mira a «fornire un’educazione di qualità, equa e inclusiva, e opportunità di apprendimento per tutti», ma soprattutto per le finalità complessive riguardanti la promozione di «uno sviluppo che soddisfi i bisogni del presente senza compromettere la capacità delle future generazioni di soddisfare i propri bisogni».
C’è poi la nuova Raccomandazione (2018) del Consiglio dell’Unione Europea sulle competenze chiave per l’apprendimento permanente. Fino a questo momento non ha prodotto effetti formali sui documenti ispirati alla precedente Raccomandazione del 2006, ossia le Indicazioni nazionali per il curricolo (in particolare per quanto riguarda il profilo delle competenze dello studente) e il modello nazionale di certificazione delle competenze. Vedremo in corso d’anno se interverranno delle novità in questo senso. Nella pubblicistica professionale, nei convegni, nei corsi di formazione il riferimento è comunque ormai costituito dalla nuova Raccomandazione. Anche la progettazione di Nuovo Gulliver News assume perciò le nuove definizioni delle competenze chiave, ma non solo: ogni mese una specifica rubrica sarà dedicata alla presentazione approfondita di una competenza e all’analisi delle implicazioni per l’azione educativo-didattica.

A livello nazionale non si intravedono per ora all’orizzonte grandi novità normative.
Soffermiamoci dunque su un macroprocesso già in atto, riguardante il percorso di autovalutazione-miglioramento-rendicontazione sociale introdotto dal DPR 80/2013 e previsto con una durata di norma triennale. Il primo ciclo di tale processo, iniziato nell’anno scolastico 2014/2015, è stato però esteso su un arco di cinque anni per gli opportuni allineamenti con la tempistica del PTOF introdotta dalla legge 107/2015, e si sta ora avviando verso la conclusione.
Secondo una nota ministeriale dello scorso maggio, infatti, nei primi mesi del nuovo anno scolastico le scuole dovranno predisporre la rendicontazione sociale (RS) per dar conto dei risultati raggiunti mediante il piano di miglioramento definito a seguito dell’autovalutazione, e al contempo procedere ad armonizzare in modo coerente i vari documenti di analisi e progettazione (RAV-PdM-PTOF). Dopo questo assestamento l’allineamento tra i tre documenti dovrebbe procedere senza sbalzi per tutto il triennio, con la sola necessità di aggiornamento e regolazione all’inizio di ciascun anno scolastico.
La sollecitazione al miglioramento degli esiti degli alunni ha fatto in questi anni ancor più emergere il problema dell’efficacia didattica, ossia dell’individuazione delle strategie metodologiche e delle pratiche didattiche più adeguate a favorire tale miglioramento.
È su di esse che sarà ancor più focalizzata nel corrente anno la proposta della rivista, sia sul versante delle pratiche ritenute più efficaci in ordine alla promozione dell’apprendimento, sia su quello della gestione della classe, in quanto un clima sereno, positivo e motivante è una condizione importante per il produttivo svolgimento delle attività didattiche.

 




Il valore strategico dei servizi educativi per la prima infanzia:

DALLA RACCOMANDAZIONE 
relativa ai sistemi di educazione e cura di alta qualità della prima infanzia
adottata dal Consiglio europeo il 22 maggio 2019

La partecipazione alle attività di educazione e cura della prima infanzia è utile per tutti i bambini e in special modo per quelli che provengono da contesti svantaggiati. Contribuisce a prevenire la formazione di carenze precoci di competenze ed è dunque uno strumento fondamentale per contrastare le disuguaglianze e la povertà educativa. I servizi di educazione e cura della prima infanzia devono far parte di un pacchetto integrato di misure strategiche basate sui diritti dell’infanzia, per migliorare i risultati dei bambini e spezzare i circoli viziosi intergenerazionali dello svantaggio sociale. Il miglioramento dei servizi aiuta pertanto a onorare gli impegni assunti nella raccomandazione della Commissione «Investire nell’infanzia per spezzare il circolo vizioso dello svantaggio sociale» e nella raccomandazione del Consiglio del 2013 su misure efficaci per l’integrazione dei Rom negli Stati membri.

La partecipazione alle attività di educazione e cura della prima infanzia implica molteplici benefici tanto per i singoli quanto per la società in generale: dal conseguimento di un migliore livello d’istruzione e di migliori risultati nel mercato del lavoro a un minor numero di interventi sociali ed educativi fino a società più coese e inclusive. Nelle indagini PIRLS e PISA i bambini che hanno ricevuto un’educazione nella prima infanzia per più di un anno hanno ottenuto punteggi migliori in lingua e matematica. È stato inoltre dimostrato che la partecipazione all’educazione e alla cura della prima infanzia di qualità è un fattore importante per la prevenzione dell’abbandono scolastico.

L’educazione e la cura sin dalle prime fasi di vita sono di primaria importanza per imparare a convivere in società eterogenee. Questi servizi possono rafforzare in vari modi la coesione e l’inclusione sociale. Possono essere luoghi di incontro per le famiglie. Possono contribuire allo sviluppo delle competenze linguistiche dei bambini, sia nella lingua del servizio sia nella prima lingua. Attraverso l’apprendimento socio-emotivo, le esperienze di educazione e cura della prima infanzia possono permettere ai bambini di imparare a essere empatici, ad acquisire la consapevolezza dei propri diritti e comprendere i concetti di uguaglianza, tolleranza e diversità.

Il documento completo è disponibile qui




Il voto numerico? E’ insensato

di Paolo Fasce

La valutazione nella scuola italiana è, di fatto, “pervasiva”. Lo è soprattutto nei tempi, giacché la normativa vigente, ripresa in ogni delibera del Collegio dei Docenti, al fine di rendere valido l’anno scolastico, impone un “congruo numero di valutazioni”. Nella didassi, questo si traduce in molte ore spese per soddisfare questo criterio, attraverso elaborati scritti (poi corretti dai docenti con ore e ore di lavoro poco riconosciuto) o attraverso interrogazioni orali (che hanno il “vantaggio” di non dilatare i tempi di lavoro del docente, ma l’enorme svantaggio di comprimere quelli di lavoro effettivo in classe). Anche le alternative possibili (valutazione di lavori di gruppo, elaborati informatici e di laboratorio in genere) sono “time consuming”. Una possibile trasformazione ideale del momento valutativo in momento didattico, quello che immagina di trasformare le interrogazioni in momenti di ripasso generale, problematizzazione, dialogo maieutico, approfondimento, è spesso un’aspettativa ampiamente disattesa dalla prassi concreta che vede dinamiche di gruppo involute e il coinvolgimento del solo interrogando. Durante un’interrogazione partecipata, invero, si re-instaurerebbe la “lezione dialettica” (2) di stampo medioevale dove si forniscono quei feedback capaci di evolvere significativamente le conoscenze degli studenti, ma tali opzioni sono colte solo da gruppi ristretti e motivati di studenti (numero fortemente dipendente dal tipo di scuola e dalla classe sociale delle famiglie degli studenti). Le tecnologie, come spiegheremo nel prosieguo, possono dare un significativo contributo nella costruzione di un “congruo numero di voti” senza che questo sia “time consuming” né per il docente, né per il lavoro in classe (che può quindi maggiormente volgersi ai lavori di gruppo e ai laboratori).

L’intervento completo nel sito PavoneRisorse

 




L’aziendalismo non è una “invenzione” dell’autonomia, ma arriva da lontano

di Marco Guastavigna

Sono davvero in troppi coloro che cadono nella a sua volta illusoria credenza secondo cui la storia politico-culturale della scuola avrebbe solo 20 anni, con inizio nel 1997. È perfettamente giusto sottolineare la continuità neoliberista di questo periodo, ma dobbiamo evitare di cadere in qualsiasi forma di nostalgia della scuola precedente, che nel suo insieme non adempiva affatto ai propri compiti repubblicani ed era anzi in larga misura luogo di selezione.
Detto in altri termini: non condivido la tesi che l’autonomia scolastica abbia segnato una soluzione di continuità. L’aziendalismo e l’idea dell’istruzione come servizio individuale arrivano da prima. Arrivano da una media concepita prima come unica (1962) e poi come orientativa (1979) e che diventa invece luogo di conferma dei destini socio-culturali.
Gli ultimi due decenni, insomma, sono l’accentuazione spietata della struttura classista della scuola italiana, culminata nella “buona scuola”, ma ereditata dal fascismo e fondata sulla supremazia dei licei e sulla retorica dei saperi “alti” ed esclusivi. Scuola che – dobbiamo avere il coraggio di ammetterlo – non è mai stata compiutamente democratica e aperta a tutti. Ed è riuscita a rendere asfittica anche la partecipazione attraverso gli organi collegiali.

Quello che abbiamo riportato è un passaggio di un articolo di Marco Guastavigna pubblicato nella rivista Insegnare. Clicca qui per leggere l’intero intervento




LE GIORNATE MONDIALI DEL 2019

Pubblichiamo il calendario delle giornate mondiali che spesso nelle scuole sono occasione per promuovere iniziative educative e culturali

SETTEMBRE

08 Settembre 2019 – Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato – Giornata Internazionale dell’Alfabetizzazione
12 Settembre 2019 – Giornata delle Nazioni Unite per la Cooperazione Sud
16 Settembre 2019 – International Talk Like a Pirate Day
21 Settembre 2019 – Giornata internazionale della pace
23 Settembre – Primo giorno d’autunno
26 Settembre 2019 – Giornata europea delle lingue – Giornata internazionale per l’eliminazione totale delle armi nucleari
27 Settembre 2019 – Giornata mondiale del turismo
28 Settembre 2019 – Giornata mondiale per l’accesso all’informazione
29 Settembre 2019 – Giornata Mondiale del Cuore

Ottobre

Primo venerdì del mese – World Smile Day (Giornata mondiale del sorriso)
01 Ottobre 2019 – Giornata internazionale delle persone anziane
02 Ottobre 2019 – Festa dei Nonni – Giornata internazionale della nonviolenza – Giornata internazionale del sorriso -Giornata degli angeli custodi
04 – 10 Ottobre 2019 – Settimana Mondiale dello Spazio
05 ottobre 2019 – Giornata mondiale degli insegnanti
09 Ottobre 2019 – Giornata mondiale della posta
10 Ottobre 2019 – Giornata Mondiale contro la Pena di Morte – Giornata mondiale della salute mentale
11 Ottobre 2019 – Giornata Mondiale contro l’Obesità
11 Ottobre 2019 – Giornata Internazionale del Coming Out – Giornata Mondiale delle Bambine e delle Ragazze
13 Ottobre 2019 – Giornata internazionale per la riduzione del rischio da disastri naturali
14 Ottobre 2019 – Giornata mondiale dell’indipendenza delle armi
16 Ottobre 2019 – Giornata Mondiale dell’Alimentazione (World Food Day) – Giornata europea per la rianimazione cardio polmonare
17 Ottobre 2019 – Giornata mondiale del rifiuto della miseria
20 Ottobre 2019 – Giornata Mondiale della Statistica (si celebra ogni 5 anni, a partire dal 2010)
24 Ottobre 2019 – Giornata Mondiale dell’Informazione sullo Sviluppo – Giornata delle Nazioni Unite
27 Ottobre 2019 – Giornata mondiale del patrimonio audiovisivo
31 Ottobre 2019 – Giornata Mondiale del Risparmio + Halloween