di Rodolfo Marchisio La Educazione Civica, o meglio la Educazione alla cittadinanza, rischia di scivolare nell’essere il racconto (sarebbe meglio lo studio, la ricerca) di ciò che non esiste più. Non solo per la falsa ideologia predicata dal ministro nelle linee guida e nei suoi interventi, ma perché questi non sono che una delle manifestazioni della concordante e strisciante azione ideologica e politica delle forze che governano il nostro paese, in sintonia con uno slittamento mondiale. Il filone 3, cittadinanza digitale, è coerente con un modo obsoleto e sbagliato di vedere il mondo delle tecnologie attuali: con entusiasmo, assenza di senso critico e di costruzione della cultura digitale, asservite allo sviluppo economico e quindi al saper fare e usare in modo acritico, senza domandarsi come funzionano le tecnologie, perché funzionano così, chi le controlla e che conseguenze hanno ed avranno su di noi, come cittadini e lavoratori (cfr. IA rubrica) Il filone 2 è quello che più si è sviluppato nei progetti delle scuole in questi 4 anni, con ricerche sulla sostenibilità, sui problemi ambientali (e agenda 2030 ONU) come conseguenza di un dissennato depredare l’ambiente ed il mondo da parte dello sviluppo capitalistico (anche digitale) incontrollato ed egocentrico; ma anche sulla educazione alla salute, quella alimentare etc. che la ideologia dominante vorrebbero presentare come responsabilità individuale e non come compito e dovere dello Stato e della società- cfr. parere CSPI – in una colpevole semplificazione: infatti al posto dello studio della situazione ambientale ormai compromessa si è data centralità alla causa principale dei degradi che stiamo pagando: lo sviluppo industriale incontrollato (che vuol dire anche finanziario, assicurativo, previdenziale per il nostro ministro). Il lavoro è bello dice; ma tace sul fatto che lo sviluppo industriale come oggi concepito ha portato non solo alla rovina di buona parte del nostro ambiente (per non parlare di che mondo lasceremo ai nostri figli e nipoti). Ma anche che è bello per chi ce l’ha, per chi non è precario, sottopagato, sfruttato, come vorrebbe la nostra Costituzione che attribuisce alla Repubblica il compito di garantire il lavoro, come la salute e l’istruzione (diritti di 2° generazione secondo N. Bobbio e talora doveri dei cittadini). Se questi sono problemi che “dipendono dall’individuo”, come sostiene il ministro, altoparlante della ideologia implicita del governo, l’esecutivo e lo Stato non hanno più responsabilità e possono dedicarsi al ponte sullo stretto, a manovre economiche irresponsabili ed a mancette. Se è questa la realtà della democrazia, già da anni classificata come democrazia di serie B, con problemi con Usa e Giappone in zona promozione (voto tra 7 e l’8, dati in ribasso sull’esecutivo, sui diritti e sulla partecipazione) ed ora in via di svuotamento (cfr. video requisiti minimi democrazia Bobbio) come spiegarla ai ragazzi? Come renderli consapevoli che una cosa è il progetto, un’altra la realtà attuale e lo stato di realizzazione o regressione del progetto Costituzionale?[1] Piu chiaro è il filone 1 sulla Costituzione. La nostra Carta si regge, come il Presidente della Repubblica non si stanca di ripetere, sull’equilibrio e la collaborazione dei 3 poteri che ci deriva dal ‘700 e dall’Illuminismo. Ma:
- Il potere esecutivo, che col sistema elettorale attuale misto assegna “di fatto” un “premio di maggioranza” in Parlamento per chi supera una soglia anche minoritaria in senso assoluto, che dà quindi a una formazione il controllo non solo del potere esecutivo ma di quello legislativo; per cui vista la scarsa presenza alle elezioni dei nostri stanchi cittadini (- 40% di astensione ) 1 italiano su 4 decide chi governerà e contemporaneamente avrà la maggioranza Parlamento. L’astensionismo si è detto spesso è il primo partito ed è in forte aumento; più è elevato e minore è la legittimazione dell’intero sistema politico rappresentativo (esecutivo e legislativo)
- Questo esecutivo sta sistematicamente scavalcando il potere legislativo, presentando decreti-legge, evitando la doppia approvazione delle norme, anche con voti di fiducia (vecchio vizio italiano) tanto che il Parlamento non esercita più la sua funzione legislativa, ma diventa un passaggio rapido e notarile, in cui la opposizione ha solo diritto di tribuna e di parola, spesso i membri del governo non si presentano al dibattito, diventato luogo di inutili comizi, privi di dialogo e confronto. Lo stesso relatore di maggioranza sulla legge di bilancio attuale si è dimesso per questo. Non occorre fare una riforma in senso monocamerale o semipresidenziale: è già stata fatta nei fatti dall’esecutivo. Che non affronta le riforme Costituzionali, ma si comporta come se ci fossero già. Svuotando i poteri esistenti.
- Infine, è di tutti i giorni il lavoro di riduzione dei poteri, di intimidazione e polemica contro la magistratura, il terzo potere. Ma anche il controllo della TV di Stato, da tempo TV di governo e le pressioni sui media non allineati che sono diventati, nel tempo, il 4° potere, non previsto dalla Carta se non come diritto di espressione e informazione: questo completa il quadro di “sgonfiamento” dell’equilibrio costituzionale. Ma anche di minore controllo su ciò che avviene da parte dei cittadini e tra istituzioni.
- In passato spesso sono stati il Presidente della Repubblica e la Corte costituzionale le vere opposizioni allo strapotere dell’esecutivo, ma oggi con una riforma del ruolo del Presidente (peraltro di difficile attuazione e quindi rimandata) e con la sostituzione di 3 membri uscenti della Corte, come negli USA si può arrivare ad una Corte meno equilibrata in senso costituzionale e più filogovernativa.
- Studio periodico Economist intelligence, EIU confermato da altri studi sul livello di democrazia. Qui secondo i parametri 1- Livello complessivo, 2- Posizione al mondo 3- Prospettiva 4- Elezioni libere e pluralismo 5- Funzionalità del governo 6- Partecipazione 7-Cultura politica 8- Libertà civili e diritti. ↑