Pappagalli scolastici

di Marco Guastavigna

Due posizioni in particolare testimoniano la sempre più evidente inadeguatezza del dibattito e delle pratiche in merito alla cosiddetta intelligenza artificiale che hanno luogo a scuola.
Entrambe sono caratterizzate dalla fretta e dal desiderio di occupare lo spazio culturale con posizioni nette e dal conseguente appiattimento del tema sull’uso generalista degli LLM.
Entrambe, di conseguenza, ignorano – spesso in senso letterale – la profonda e sempre più ampia diversificazione in numerosissimi dispositivi statistico-induttivi che invece caratterizza la logistica capitalistica della conoscenza intesa come risorsa di mercato per estrarre profitto, al cui interno si collocano organizzazione, gestione e distribuzione dell’istruzione. E quindi non fanno i conti con gli apparati a vocazione operativa specifica (per esempio l’adattamento del testo al plain language o la possibilità di avviare ricerche approfondite) e, soprattutto, con il continuo incremento della capacità di raggiungere esiti plausibili grazie anche ai feedback degli utenti.
Da una parte troviamo il filone della “didattica conversazionale”, che si illude di aver identificato nella (sempre più presunta, basta dare un’occhiata alle funzioni di NotebookLM o di Perplexity) necessità di costruire “prompt” efficaci e precisi il focus cognitivo e culturale del rapporto con l’AI. E quindi ripete il mantra della inevitabilità, dell’individuazione dei rischi e delle opportunità, dell’uso consapevole e responsabile. Giaculatoria rassicurante, corale all’affacciarsi sulla scena di qualsiasi accrocco elettronico e utile per coinvolgere chi tende a farsi entusiasmare dal “nuovo”.
Dall’altra parte ci sono coloro che hanno abbracciato la teoria dei “pappagalli stocastici”, che enfatizza e rende permanente l’iniziale tendenza degli apparati di AI alla ripetitività e al conio di risposte discutibili e palesemente errate. Questa banalizzazione della appropriazione sempre più capillare ed energivora da parte del capitale della conoscenza collettiva ha il potere di rassicurare coloro che si oppongono in modo passivo a ogni cambiamento, perché consente di considerare la propria tendenza alla stasi come postura resistente.
I due filmati, realizzati giocando con l’AI, propongono brevi parodie di esponenti delle due posizioni, entrambe funzionali all’inerzia e alla totale assenza di pensiero davvero critico.

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