Nuove Indicazioni: chi le critica non fa parte di un circolo di “radical chic”

di Cinzia Mion

Lettera aperta alla prof.ssa Loredana Perla


sono una vecchia dirigente scolastica in pensione da 25 anni e mi presento come una persona che non ha mai smesso di dedicare la sua vita e il suo interesse alla Scuola, per cui penso di meritare rispetto. Io non ho criticato Lei ma la Sua produzione.
Non faccio parte di un circolo di radicali “fermo” agli anni 70 del novecento ma Le assicuro, senza vanagloria, che sono in grado di discettare, anche andando ben oltre Comenio!
Non mi sono mai “fermata”: ho vissuto gli anni 60 e 70 forieri di grandi passioni e desideri di rinnovamento andando ben aldilà dell’impostazione gentiliana cui sembra invece siate molto affezionati voi.
Ho sempre continuato a studiare e a lavorare. E non mi sono fatta ingabbiare da nulla e da nessuno. Sono Libera di nome e di fatto.
E’ vero. Sono fra quelli che hanno criticato le Nuove Indicazioni 2025, e , nella fattispecie, ho criticato l’assenza in esse dell’architrave delle Indicazioni 2012, vale a dire del “Paradigma della cultura della complessità” in funzione invece di un paradigma precedente, definito della cosiddetta “Linearità” che risponde ancora in modo semplicistico alla “logica binaria”: o vero o falso, o giusto o sbagliato, ecc.

E’ quest’ultimo evidentemente un paradigma non scomparso completamente ma chiaramente messo in ombra dagli eventi attuali più o meno conflittuali, ingarbugliati e intrecciati tra loro, difficili da leggere e interpretare, a partire dalla globalizzazione fino alla presenza di una società sempre più multietnica, multiculturale e multireligiosa.
E’ evidente che i giovani abiteranno la società e il mondo sempre più caratterizzati dalla complessità per cui dovranno essere chiamati a non disorientarsi troppo al loro interno ma a viverci senza spaesamento, imparando ad utilizzare, dal punto di vista cognitivo, una continua “riflessività” per la coniugazione delle “logiche contrapposte”, (es. glocal) evitando di rincorrere soluzioni semplicistiche. Soluzioni che potrebbero essere riconducibili appunto a logiche di tipo binario, come se la realtà corrispondesse all’esecuzione di un “esercizio” per cui alla fine questa può risultare “o” giusta ”o” sbagliata, come si può evincere dall’elogio che voi fate delle conoscenze da assimilare senza che ne venga colto il “senso” o la loro possibilità di essere “problematizzanti”.
Per questo motivo sono rimasta allocchita quando ho letto in una intervista, rilasciata da Lei a “Italia oggi”, che affermare che nel testo delle Indicazioni 2025 manca il paradigma della complessità, fatto di cui mi dolgo assai in un mio intervento critico, è una “falsità” .
Cara professoressa, non confonda il comparire nel testo in questione del termine “complesso” con la potenza di un “paradigma”. Non mi costringa a spiegare a Lei, docente universitaria, la differenza tra una semplice assegnazione di un attributo con invece una “mappa mentale, frutto di un costrutto scientifico” (Kuhn), vale a dire di una co-costruzione come diretta conseguenza della “multilogica e multidimensionalità” degli oggetti da conoscere, caratterizzati dalle loro interrelazioni continue e inevitabili. E non mi porti come prova di tale paradigma degli esempi a dir poco inconsistenti come la “cura del Pianeta, la cura delle relazioni, l’integrazione tra le discipline”. Esempi non inconsistenti in sé, sia ben chiaro, ma come attestazione di utilizzo del paradigma in questione.(v. intervista). Questa ultima affermazione poi, emanata da chi ha sostenuto che la “geostoria” deve scomparire, appare quanto meno contraddittoria.
Mi permetto di segnalare che molti degli insegnanti ai quali vi state rivolgendo hanno alle spalle decenni di studio e ricerca, in molti casi anche all’interno di Associazioni professionali che praticano la cooperazione come metodo quotidiano.
Invece di risentirsi in modo così permaloso delle critiche ricevute, non presuma che il testo finora elaborato dalla commissione che sta dirigendo sia perfetto e accetti di autointerrogarsi invece…
Il prodotto emanato con tanta pompa appare infatti come un guazzabuglio di accostamenti. Molti quelli irricevibili che si riverberano però negativamente anche su quelli accettabili perché invalidati dagli accenni intrusivi delle didattiche spicciole.
Dia retta ad una vecchia persona di scuola: è sempre meglio imparare a mettersi in discussione che arrogarsi il diritto di cancellare un documento che non aveva ancora denunciato crepe – anche se sempre migliorabile – varandone uno di nuovo che durerà il lampo di un giorno. E poi viene subito dimenticato perché senza anima e fascino.
La saluto cordialmente e non me ne voglia.

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