Scuola infanzia Santa Maria delle Vittorie di Susegana in visita alla moschea. Dov’è lo stupore?

di Aluisi Tosolini

Molti, nei giorni scorsi, si sono stupiti. Altri sono ricorsi a parole fortissime – e di pura maniera – come Alberto Villanova, capogruppo della Lega in Regione Veneto che ha commentato: «Immagini che fanno gelare il sangue nelle vene», altri ancora, come l’europarlamentare della Lega Anna Maria Cisint che già si distinse per aver osteggiato in tutti i modi la libertà di culto a Monfalcone, hanno tuonato che «Qui non si parla di educazione ma di fondamentalismo bello e buono con un Imam che non ha perso l’occasione di catechizzare i giovani alunni».

Di cosa stiamo parlando?
Della foto – apparsa su tutti moltissimi quotidiani – che ritrae uno dei momenti della visita di due sezioni della scuola dell’infanzia di Susegana al centro culturale islamico e alla moschea del paese, dove sono stati accolti dall’Iman Avnija Nurceski.
La scuola dell’infanzia sotto accusa è una scuola paritaria di chiara ispirazione cattolica (e ciò non impedisce di certo i bambini musulmani di frequentarla).
Simonetta Rubinato, presidente della Fism di Treviso, ha detto :“La nostra scuola è una paritaria parrocchiale, di ispirazione cristiana ed è molto attenta alla molteplicità culturale e religiosa. In classe i bambini musulmani sono numerosi. E scoprire le loro tradizioni fa parte della programmazione condivisa con le famiglie”.
Non rimane, onestamente, che chiedersi dove stia lo stupore. Questi bambini (e loro famiglie) vivono in una società multiculturale che loro e la scuola stanno cercando di rendere anche interculturale, ovvero uno spazio dove riconoscere e valorizzare le differenze entro un contesto di incontro e dialogo per costruire assieme a migliore convivenza possibile.
Che altro dovrebbero fare?
Davvero non si capisce.
Analfabetismo religioso, analfabetismo democratico

Pochi anni fa ho curato per Erickson un testo rivolto a bambini di 10 anni che ha per titolo Atlante delle religioni. Storia, tradizioni e simboli spiegati a ragazzi e ragazze e che presenta, con linguaggio semplice ma tecnicamente molto preciso, sette religioni.

Nell’introduzione, spiegando i motivi del volume, scrivevo: “L’obiettivo dell’Atlante delle religioni è favorire la capacità di orientarsi nella società e nel mondo in cui viviamo. Mondo che gli studiosi descrivono come globale e multiculturale ovvero una società nella quale convivono gomito a gomito persone che hanno storie, culture, valori e modi di pensare molto diversi tra loro e che, proprio per questo, sono chiamate a costruire assieme una convivialità delle differenze in cui ognuno e tutti possano «sentirsi a casa». Proprio per poter costruire assieme questa nuova casa comune delle differenze, è importante che ogni persona, quindi anche ogni ragazzo e ogni ragazza, abbia la possibilità di conoscere le storie e le culture degli altri e, di conseguenza, anche le diverse religioni cui aderiscono molti uomini e donne nel mondo. La nostra, infatti, non è solo una società multiculturale, ma è anche e soprattutto una società multireligiosa ovvero un luogo dove convivono credenti di diverse fedi, non credenti, atei e agnostici”.
In sostanza, come ho scritto più volte anche in altri contesti, l‘analfabetismo religioso rischia di tramutarsi in analfabetismo democratico.
Ovvero quello che è successo nei mille commenti sulla scuola di Susegana.

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