di Laura Salza (*)
Qualche giorno fa leggevo un’intervista a Corrado Augias in cui alla domanda “Come capisci che un libro ti convince?” rispondeva citando Kafka “Se un libro ti colpisce come un soffio di vento nel cranio, vale la pena leggerlo fino in fondo”.
Questo è stato l’effetto che mi ha fatto leggere nel 1967 Lettera a una professoressa.
Questo soffio spingeva nella direzione verso la quale già stavo camminando.
Sono stata una maestra fortunata: nell’istituto magistrale ho avuto un’insegnante di Didattica che ci ha portato alle Vallette di Torino, alla scuola Nino Costa, dove insegnavano maestri del Movimento di Cooperazione Educativa che ai bisogni dei bambini in situazioni di povertà rispondevano con un prolungamento dell’orario scolastico e con i metodi della scuola attiva.
Ho capito che quella era la scuola che volevo fare.
Nell’estate del ’68, con tre amiche e colleghe, passando dalle parti di Firenze per andare a Napoli, abbiamo pensato che non eravamo mai state così vicine a Barbiana e che quella era un’occasione da non perdere.
… non ci siamo mai arrivate!
A Vicchio del Mugello le prime persone alle quali abbiamo chiesto informazioni non l’avevano mai sentita nominare… finché un anziano ci ha indicato la direzione.
Siamo salite lungo una strada sterrata, in mezzo ai boschi, sempre più stretta e sconnessa.
A un certo punto ci siamo preoccupate e siamo tornate indietro, con dispiacere.
Nel ’71 è iniziata la sperimentazione del tempo pieno, io ero a Toirino, alla Casati.
In quegli anni Don Milani è stato un punto di riferimento importante, anche per la sua presa di posizione a favore dell’obiezione di coscienza al servizio militare.
Mio marito è stato uno dei primi obiettori che ha potuto svolgere il servizio civile alternativo.
Nell’ ‘82 il coordinamento nazionale degli insegnanti per la non violenza decide, con l’autorizzazione di Michele Gesualdi, di tenere il campo annuale a Barbiana, cosa che si ripeterà fino all’ ’87.
Da Torino partiamo in quattro e a Vicchio ci troviamo sulla strada sterrata percorsa nel ’68. Superato il punto in cui allora c’eravamo arrese, troviamo uno spiazzo dove ci fermiamo e con i bagagli ci avviamo lungo un sentiero in mezzo al bosco. Dopo un po’, tra gli alberi, ci appare Barbiana: la chiesa di Sant’Andrea, la canonica…È una grande emozione.
Il “reportage” fotografico è stato realizzato in periodi diversi, nel corso degli anni ’80
Eravamo arrivati in un luogo dove si era attuata un’esperienza straordinaria e irripetibile. E ci siamo arrivati in punta di piedi.
Al campo partecipavano alcune decine di insegnanti provenienti da tutta Italia.
Il luogo che ci era stato destinato era dietro gli edifici della chiesa e della canonica, in fondo, dove c’erano delle costruzioni diroccate. Lì abbiamo montato le tende e la cucina da campo.
Credo che Michele volesse metterci alla prova: non avevamo il permesso di entrare negli edifici della canonica e della scuola. E queste regole le abbiamo rispettate.
Felici di essere lì, ci sentivamo dei privilegiati.
Non si è trattato di partecipare a dei seminari di studio o a corsi di aggiornamento come li si intende normalmente.
L’autogestione, la sobrietà, il lavoro manuale, la vita comunitaria sono stati i capisaldi di un modo di stare insieme proficuo e gioioso.
Il lavoro manuale consisteva nella sistemazione e nella pulizia degli spazi intorno alla canonica e al cimitero.
Un aspetto importante è stato quello di invitare studiosi delle scienze dell’educazione e della pratica non violenta: Giovanni Catti (Bologna), Tonino Drago (Napoli), Daniele Novara (Piacenza), Danilo Dolci (Sicilia), Nanni Salio, Gianfranco Zavalloni.
Abbiamo discusso di pace, tutela ambientale, sviluppo sostenibile, difesa dei diritti umani, consumo critico delle risorse…
Sono stati oggetto di studio e approfondimento i progetti educativi della Montessori, di Illich, di Gandhi, di Tolstoj, di Freire.
Nel corso dei primi anni, grazie agli incontri e al confronto, è diminuita l’iniziale diffidenza di Michele nei nostri confronti e siamo passati dall’accampamento lontano all’avvicinamento alla canonica e agli spazi dei laboratori e della scuola.
Negli anni abbiamo portato anche i nostri figli e per loro Michele ci ha autorizzato a riempire la piscina.
Segno di fiducia ancora più grande è stata la presenza, durante i campi, di Eda, all’epoca anziana e fragile, ma sempre lucida e cordiale nei nostri confronti.
I turni in cucina erano ambiti proprio perché erano i momenti di maggior condivisione con lei.
Questo è stato un grande regalo di Michele.
Un incontro importante è stato quello con Adele Corradi che ci ha raccontato la sua esperienza con don Lorenzo, inizialmente diffidente verso di lei perché all’inizio era interessata più a lui come educatore che ai ragazzi.
Con il suo aiuto, seduti intorno ai tavoli della scuola, ci sono state delle esercitazioni pratiche del metodo della scrittura collettiva usata da don Milani con i suoi ragazzi.
Sono rimasta in contatto con Adele e qualche anno dopo l’ho invitata a venire a Ivrea nella scuola elementare a tempo pieno Adriano Olivetti a San Grato, dove mi ero trasferita nel 1977, per parlare della sua esperienza.
Per concludere:
Dobbiamo continuare a chiederci come ha fatto don Milani “Chi sono i poveri?”.
Io penso che oggi siano i bambini che frequentano la scuola e i migranti, adulti e bambini ai quali bisogna dare il dominio della parola perché diventino cittadini consapevoli e sovrani.
In questo momento vanno anche resi consapevoli degli effetti dell’uso dei moderni mezzi di comunicazione, sia su di loro sia sull’ambiente.
Abbiamo quindi bisogno di nuovi maestri che ci guidino su questa strada.
E per fortuna esistono, basta solo invitarli.
Se vogliamo assomigliare un po’ a don Lorenzo, tutte le volte che ci avviciniamo a un essere umano, a tutti gli esseri viventi, ricordiamo le due parole scritte sul muro della scuola di Barbiana: I CARE, mi sta a cuore.
(*) quello qui proposto è il testo di un intervento svolto a Borgofranco d’Ivrea il 6.12.23 in occasione di convegno promosso da Gessetti Colorati a ricordo dei 100 anni dalla nascita di Don Lorenzo Milani