Resistere alla maturità artificiale è possibile. Forse

di Marco Guastavigna

Manca poco ad una scadenza che formalmente non esiste più dal 1997, se non nell’immaginario bigotto e paternalista di una visione conservatrice del rapporto tra adultità e adolescenza – si chiama Esame di Stato.
Già immagino serpeggiare il terrore: come impedire agli studenti di rivolgersi ai chatbot e di avere le soluzioni delle prove confezionate in pochi minuti? Divieti, sequestri, pedinamenti, esclusioni e altre soluzioni poliziesche sono probabilmente le più in tono con i tempi.

Si potrebbe però vivere il tutto più serenamente. Ovvero, produrre tracce di lavoro “resistenti all’IA”. MagicSchool fornisce un modulo operativo apposito: basta inserire la consegna originale e il grado di istruzione di riferimento e si ottengono almeno due idee per realizzare assegnazioni di compiti significativi e – appunto – resistenti all’IA, con tanto di spiegazione delle scelte operate dal dispositivo.

Un esempio per capire meglio.

Esame di Stato, 2023 – Prova di italiano
TIPOLOGIA C – RIFLESSIONE CRITICA DI CARATTERE ESPOSITIVO-ARGOMENTATIVO SU TEMATICHE DI ATTUALITÀ

PROPOSTA C1
LETTERA APERTA AL MINISTRO BIANCHI SUGLI ESAMI DI MATURITÀ
(https://www.edscuola.eu/wordpress/?p=150602)

«Gentile Ministro Bianchi,
a quanto abbiamo letto, Lei sarebbe orientato a riproporre un esame di maturità senza gli scritti come lo scorso anno, quando molti degli stessi studenti, interpellati dai giornali, l’hanno giudicato più o meno una burletta. Nonostante i problemi causati dalla pandemia, per far svolgere gli scritti in sicurezza a fine anno molte aule sono libere per ospitare piccoli gruppi di candidati. E che l’esame debba essere una verifica seria e impegnativa è nell’interesse di tutti. In quello dei ragazzi – per cui deve costituire anche una porta di ingresso nell’età adulta – perché li spinge a esercitarsi e a studiare, anche affrontando quel tanto di ansia che conferma l’importanza di questo passaggio. Solo così potranno uscirne con soddisfazione. È nell’interesse della collettività, alla quale è doveroso garantire che alla promozione corrisponda una reale preparazione. Infine la scuola, che delle promozioni si assume la responsabilità, riacquisterebbe un po’ di quella credibilità che ha perso proprio scegliendo la via dell’indulgenza a compenso della sua frequente inadeguatezza nel formare culturalmente e umanamente le nuove generazioni. Non si tratta quindi solo della reintroduzione delle prove scritte, per molte ragioni indispensabile (insieme alla garanzia che non si copi e non si faccia copiare, come accade massicciamente ogni anno); ma di trasmettere agli studenti il messaggio di serietà e di autorevolezza che in fondo si aspettano da parte degli adulti.»

Nella Lettera aperta indirizzata nel dicembre 2021 al Professor Patrizio Bianchi, allora Ministro dell’Istruzione, i firmatari, illustri esponenti del mondo accademico e culturale italiano, hanno espresso una serie di riflessioni relative all’esame conclusivo del secondo ciclo di istruzione.  Esponi il tuo punto di vista e confrontati in maniera critica con le tesi espresse nel testo. Puoi articolare il tuo elaborato in paragrafi opportunamente titolati e presentarlo con un titolo complessivo che ne esprima sinteticamente il contenuto.

Modifica per Rendere Quest’Assistente meno suscettibile alle AI (Idea 1):
Descrizione del Compito Aggiornata:

Scrivi una lettera aperta al Ministro Bianchi esprimendo il tuo pensiero sulle modalità di valutazione degli esami di maturità. Confronta le opinioni presenti nel testo fornito con il tuo punto di vista critico, strutturando il tuo elaborato in paragrafi con titoli appropriati e presentandolo con un titolo sintetico che rappresenti il contenuto.

Spiegazione:
In questa modifica, la richiesta è stata riformulata per richiedere agli studenti di elaborare un testo argomentativo personale che confronti le opinioni espresse nel testo iniziale con le proprie idee. Questo richiede un pensiero critico e un’analisi approfondita che va oltre la semplice ripetizione delle informazioni fornite nel testo originale.

Modifica per Rendere Quest’Assistente meno suscettibile alle AI (Idea 2):
Descrizione del Compito Aggiornata:

Immagina di essere uno dei firmatari della lettera al Ministro Bianchi sull’esame di maturità. Scrivi un articolo che esponga il tuo punto di vista in modo chiaro e convincente, utilizzando argomentazioni originali e personali. Struttura il tuo elaborato in paragrafi chiaramente definiti e aggiungi un titolo che riassuma il contenuto.

Spiegazione:
Questa modifica richiede agli studenti di mettersi nei panni dei firmatari della lettera e di scrivere un articolo di opinione basato sul proprio punto di vista. Questo esercizio incentiva la creatività e l’elaborazione di argomentazioni uniche, rendendo più complesso per le AI generare automaticamente una risposta coerente e originale.

I lettori più volonterosi potranno sbizzarrirsi con altre trasformazioni, relative ad altre prove scritte.




Excursus nel mercato della scrittura digitale, probabilmente incompleto

di Marco Guastavigna

Sono di nuovo in modalità “pippone”.

A ripristinarmi la logorrea è stata una lettura: “Potremmo chiamare mestiere il tipo di attività in cui il tempo non è sotto controllo, e riservare il termine lavoro ai compiti regolati da vincoli di tempo. Nel mestiere, il tempo non è centrale. L’uomo di esperienza lascia che la sua temporalità sia dettata dalla situazione che incontra e dal modo in cui potrà intervenire. Il medico sa che alcuni pazienti richiederanno trattamenti lunghi e spiegazioni dettagliate, mentre altri risponderanno e capiranno rapidamente. Allo stesso modo, uno scrittore di solito non si costringe a scrivere una pagina sotto pressione oraria. Tutto dipende dal soggetto, dalla sua forma, dalla sua meditazione preliminare.” (P. Chabot, “Avere tempo. Saggio di cronosofia”, Treccani. 2024).

Da una parte il mestiere di scrivere, insomma, dall’altra il lavoro di scrittura.
Nella tabella il modo in cui Copilot Pro di Microsoft rappresenta le due situazioni.

Scrittore senza tempo
Scrittore vincolato dal tempo

Se possiamo far corrispondere la prima tipologia a scrittori e scrittrici di fama, giornaliste e giornalisti affermati, accademici e accademiche in carriera e vari intellettuali laureati, per immaginare appartenenti della seconda categoria dobbiamo probabilmente addentrarci nel mondo dei produttori di contenuti (testuali) per la mercificazione culturale, quotidianamente attivi nell’universo digitale.

Il loro scopo è creare e conservare – in proprio o più frequentemente in conto terzi e in posizione precaria – un pubblico sul mercato dell’attenzione con flussi di dati in continua circolazione, il cui unico requisito “culturale” è sembrare a chi ne fruisce validi e pertinenti. Per questo tipo di autorialità, la scrittura non è sublimazione, realizzazione, affermazione di sé, ma più probabilmente stress, costrizione, competizione continua con altro cognitariato.

Prima di approfondire ulteriormente questa faccia della medaglia, un’altra citazione: “non senza esitazioni e sforzi su me stesso, mi sono comperato un elaboratore di testi, e adesso scrivo esclusivamente con questo. Al principio è stata molto dura: ero totalmente ignaro della terminologia in uso, ero terrificato dalla paura che il testo scritto finisse cancellato per qualche manovra sbagliata, e le spiegazioni dei manuali mi parevano indecifrabili. Poi, a poco a poco, ho capito alcune cose fondamentali. In primo luogo, che bisogna reprimere il desiderio umanistico di capire «quello che c’è dentro»: forse che non usiamo il telefono da quasi un secolo, e la Tv da 30 anni, senza sapere come funzionano? E sappiamo forse come funzionano i nostri reni e il nostro fegato, che usiamo da sempre? È una pura questione di assuefazione; del resto, mi si dice che, salvo gli specialisti, neppure i fisici ed i matematici si curano di approfondire; hanno addomesticato il mostro meraviglioso, e se ne servono senza patemi. In secondo luogo, ho capito che è insensato sperare di imparare a usare l’aggeggio studiando i manuali; (…). Bisogna imparare sul campo, sbagliando e correggendosi. Sono ancora un neofita: ho ancora una quantità di manovre da imparare, ma già adesso mi costerebbe fatica tornare alla macchina per scrivere, o peggio a biro, forbici e colla. Non escludo che il nuovo strumento eserciti una sottile influenza sullo stile; un tempo, il dover incidere le lettere ad una ad una con martello e scalpello costringeva alla concisione, allo stile «lapidario»; la fatica si è via via ridotta, ed ora è quasi annullata: un testo si compila, corregge, ritocca, taglia, inserisce, con facilità irrisoria; si è insomma all’estremo opposto. A me pare che questa facilità tenda a rendere prolissi: dovrò starci attento”.

A parlare è Primo Levi, in dialogo con Tullio Regge: in quanto scrittore di mestiere elenca le ragioni positive per utilizzare un dispositivo digitale dedicato all’interno di una propria attività cognitiva e culturale molto significativa. Nonostante i software con intelaiatura iconica ed esplorativa attualmente in uso (Microsoft Word, LibreOffice, OpenOffice, Apple Pages e così via) siano ancora da concepire, egli trova infatti evidenti – e rasserenanti – i vantaggi di un ambiente di assistenza operativa e procedurale, fondato sulla flessibilità del supporto di scrittura. Le successive trasformazioni aggiungeranno a questo aspetto, tra le varie implementazioni funzionali, una sempre migliore gestione degli aspetti tipografici, l’interoperabilità tra gli apparecchi di elaborazione, l’estendibilità ipermediale del testo vero e proprio, dettatura a voce e trascrizione di file sonori.

Torniamo però alla scrittura come job.

Avendola definita come compito ingrato, a volte ostico, spesso incalzante, possiamo comprendere meglio a chi si rivolgano principalmente i software di assistenza cognitiva, processuale e perfino tematica che si appoggiano sull’intelligenza artificiale e che travalicano le funzionalità operative precedenti assumendosi in forma diretta il compito della strutturazione, della stesura e della revisione. Ma anche della sintesi, della semplificazione, dell’ampliamento, dell’approccio, dello stile e così via. Mi riferisco per esempio al già citato Copilot Pro, che agisce anche come estensione operativa di Microsoft Word e PowerPoint, a Shakespeare AI ToolBar per Google Chrome, alla funzione Composizione di Microsoft Bing, oltre che alle note modalità di interazione con ChatGPT e Google Gemini, e ad altre numerosissime produzioni dell’industria digitale.

Una particolare attenzione merita però Aithor.com, che fornisce agli utenti premium – va infatti detto che nella gran parte dei casi le funzioni di assistenza complete sono riservate agli utenti a pagamento – la possibilità di “nascondere l’uso dell’intelligenza artificiale”, mediante apposito mascheramento.  L’insieme di questi dispositivi sembra così sempre più definire una area di mercato specifica, rappresentata nello schema.  Il lettore avveduto coglierà il fatto che lo studentato non è compreso, salvo rubricarlo potenzialmente in eventuali situazioni di stress prestazionale.

Vi è comunque un rischio di fondo, ovvero la trivializzazione, di cui ci siamo già occupati e che nel contesto della mercificazione della scrittura è rappresentabile come segue:




Flashmob

Esattamente, esattamente, esattamente…quali sono le differenze epistemologiche, ontologiche e deontologiche tra le tre situazioni di seguito rappresentate?

 

 

 




Nativi e migranti artificiali

di Marco Guastavigna

Avendo dato poco più di un’occhiata a  ChatGPT e avendovi identificato non solo l’intelligenza artificiale generativa, ma l’intera intelligenza artificiale, vi è già chi pontifica senza pudore sulla assoluta necessità di modificare i compiti a casa: “è la fine delle assegnazioni compilative!”. Compito degli insegnanti? Prendere atto e adeguarsi.

L’arrogante superficialità di queste affermazioni è nella fattispecie davvero grottesca, perché una più approfondita esplorazione dei dispositivi esistenti avrebbe rivelato la disponibilità di almeno uno spazio di lavoro destinato – udite, udite! – a fornire agli insegnanti suggerimenti su come rendere le assegnazioni di compiti “resistenti all’IA”. Siamo di fronte a uno dei molti moduli compresi in MagicSchool, a cui abbiamo per altro già accennato.
Non è affatto scontato che realizzi quel che promette, ma è bene provarlo e riprovarlo prima di esprimere un giudizio.

La logica complessiva dell’ambiente – dichiarata – è fornire ai docenti dispositivi per ridurre il carico di lavoro professionale. Testimoniano questa impostazione moduli comePiano di lezione secondo il modello 5E”, “Domande personalizzate di lettura SAT” , “Test di pratica di lettura SAT e vari altri, anche se connotati in modo più generico. L’insieme è palesemente destinato all’istruzione con logistica statunitense.

Da qualche settimana la piattaforma ha aperto uno spazio destinato agli studenti, MagicStudent, a sua volta composto di moduli.
La schermata seguente non li riporta tutti, ma è sufficiente a farsi un’idea:

MagicSchool prevede periodi di prova free e acquisizioni di licenze individuali o istituzionali.
Lo schema operativo attualmente attivo è il seguente:

  • Il docente ha una sua zona dove definisce uno spazio-classe (room) e sceglie i moduli di assistenza mediante AI che gli studenti saranno chiamati a utilizzarvi;
  • La piattaforma indica in più modi l’indirizzo di accesso allo spazio così definito;
  • Il docente fornisce l’indirizzo di accesso agli studenti;
  • Contestualmente, o in altri momenti, precedenti o successivi, il docente assegna agli studenti attività più o meno guidate da svolgere una volta entrati nello spazio;
  • Il docente dispone di un accesso particolare, che gli consente di visualizzare sia l’insieme delle attività del gruppo, sia il lavoro di ciascun singolo studente.

Lo schema di lavoro è per altro molto simile a quello di altre piattaforme con vocazione didattica, come per esempio Edpuzzle. In particolare, l’ingresso degli studenti è autorizzato con il codice ricevuto dall’insegnante e prevede che ciascuno si identifichi con precisione, ma non richiede alcuna acquisizione di nome utente e password. Da questo punto di vista, prefigura una situazione ben definita e gestibile con semplicità.

Restano però varie perplessità. Trascurando – per ora  – i dubbi di carattere generale, ne voglio esplicitare due molto specifici.

Il primo riguarda il fatto che il singolo studente può vedere solo il proprio lavoro, ed è quindi sollecitato e spinto a una fruizione individuale e individualistica dei percorsi di apprendimento.
Il secondo riguarda i compiti da svolgere con l’aiuto dell’IA: non sono per nulla certo che sia possibile assegnare attività davvero significative sul piano dell’apprendimento, nonostante il docente possa, come detto prima, venir aiutato a resistere alle chatbot e disporre inoltre nel proprio spazio di un modulo il cui compito è fornire “idee su come utilizzare gli strumenti MagicStudent nelle attività e nei compiti degli studenti”.




Statuti artificiali

di Marco Guastavigna

Prosegue a ritmo serrato il dialogo con i chatbot personalizzati che ho presentato qualche giorno fa.

A ChatProfInn ho chiesto di scrivere uno statuto in 10 articoli destinati all’associazione internazionale degli insegnanti innovatori, precisando che almeno due articoli dovevano contenere riferimenti ai dispositivi digitali per l’apprendimento”.

Ecco la sua risposta:

Statuto dell’Associazione Internazionale degli Insegnanti Innovatori

Articolo 1: Denominazione e sede
L’associazione si intitola “Associazione Internazionale degli Insegnanti Innovatori” e ha sede legale nel luogo designato dal consiglio direttivo.

Articolo 2: Scopo
Scopo dell’associazione è promuovere e sostenere l’innovazione nell’ambito dell’insegnamento e dell’apprendimento, favorendo lo sviluppo di pratiche pedagogiche avanzate e l’adozione di metodologie didattiche efficaci.

Articolo 3: Membri
Possono far parte dell’associazione tutti gli insegnanti, formatori e professionisti dell’istruzione che condividono la missione e gli obiettivi dell’associazione.

Articolo 4: Organi dell’associazione
Gli organi dell’associazione sono l’assemblea dei soci, il consiglio direttivo e il presidente.

Articolo 5: Attività dell’associazione
L’associazione svolge attività di ricerca, formazione, networking e divulgazione per favorire lo scambio di conoscenze e l’adozione delle migliori pratiche educative.

Articolo 6: Utilizzo dei dispositivi digitali per l’apprendimento
L’associazione promuove l’uso responsabile e creativo dei dispositivi digitali nell’ambito dell’insegnamento e dell’apprendimento, incoraggiando l’integrazione di tecnologie innovative per migliorare l’esperienza educativa.

Articolo 7: Formazione e aggiornamento professionale
L’associazione offre programmi di formazione e aggiornamento professionale per gli insegnanti, al fine di potenziare le competenze pedagogiche e promuovere l’adozione di approcci didattici innovativi.

Articolo 8: Collaborazioni internazionali
L’associazione favorisce le collaborazioni ei partenariati internazionali con altre organizzazioni, istituzioni accademiche ed enti per promuovere lo scambio culturale e l’innovazione educativa a livello globale.

Articolo 9: Trasparenza e resocontazione
L’associazione si impegna a garantire la trasparenza nella gestione delle risorse finanziarie ea fornire regolari report e rendiconti sulle attività svolte.

Articolo 10: Modifiche statutarie
Eventuali modifiche allo statuto devono essere deliberate dall’assemblea dei soci con la maggioranza prevista dal regolamento interno.

Fatto e approvato in data odierna.

Ho poi interpellato in modo analogo ChatProfTrad, invitandolo alla redazione di uno statuto in 10 articoli di un’associazione nazionale per l’insegnamento tradizionale; almeno due articoli dovevano contenere la valorizzazione della lezione del docente e delle conoscenze; almeno un articolo doveva essere molto critico della didattica per le competenze.

Ecco il risultato:

Statuto dell’Associazione Nazionale per l’Insegnamento Tradizionale

 Articolo 1 – Denominazione
L’associazione si intitola “Associazione Nazionale per l’Insegnamento Tradizionale” e ha sede nel territorio nazionale.

Articolo 2 – Scopo
L’associazione ha lo scopo di promuovere e difendere l’approccio tradizionale all’insegnamento, valorizzando la lezione frontale del docente e l’importanza delle conoscenze disciplinari.

Articolo 3 – Principi Fondamentali
L’associazione si basa sui principi della trasmissione diretta delle conoscenze, del rispetto per l’autorità del docente e della centralità del sapere disciplinare come pilastri fondamentali dell’istruzione.

Articolo 4 – Ruolo del Docente
L’associazione riconosce il ruolo fondamentale del docente come figura guida ed esperta, responsabile della trasmissione e della condivisione delle conoscenze con gli studenti.

Articolo 5 – Valorizzazione della Lezione
L’associazione promuove la valorizzazione della lezione frontale come metodo educativo efficace per favorire l’apprendimento approfondito e critico degli studenti.

Articolo 6 – Conoscenze Disciplinari
L’associazione sostiene l’importanza delle conoscenze disciplinari come base fondamentale per lo sviluppo intellettuale e culturale degli individui.

Articolo 7 – Critica alla Didattica per le Competenze
L’associazione esprime forte critica nei confronti della didattica per le competenze, ritenendo che possa privilegiare l’applicazione pratica a discapito della conoscenza teorica e concettuale.

Articolo 8 – Formazione Continua
L’associazione si impegna a promuovere la formazione continua dei docenti per garantire elevati standard professionali e la diffusione delle migliori pratiche didattiche tradizionali.

Articolo 9 – Collaborazioni
L’associazione promuove la collaborazione con istituzioni educative, enti di ricerca e organizzazioni nazionali e internazionali che condividono i suoi principi e obiettivi.

Articolo 10 – Modifiche Statutarie
Eventuali modifiche al presente statuto devono essere deliberate dall’assemblea generale dell’associazione in conformità alle normative vigenti.

Firmato,
Il Presidente dell’Associazione Nazionale per l’Insegnamento Tradizionale




Esperimento artificiale

di Marco Guastavigna

Una buona e sufficientemente sintetica definizione dei dispositivi di “intelligenza” artificiale generativa è questa: macchine predittive che, sulla base di allenamento e perfezionamento condotti su gigantesche quantità di dati disponibili a titolo diverso in rete (BigData), sono in grado di costruire correlazioni e modelli statistici, utili per imitare gli esiti di processi cognitivi umani, fornendo risposte e indicazioni plausibili alle sollecitazioni degli utenti.

Questo approccio prestazionale all’intelligenza ha una conseguenza fondamentale: tipologia e qualità degli input dipendono moltissimo dalle modalità di realizzazione delle fasi di apprendimento iniziale, oltre che dal monitoraggio delle interazioni degli utilizzatori, che in molti casi metteranno in moto conversazioni di perfezionamento della prestazione e a cui è richiesto, sempre e passo passo, un feedback – spesso da motivare – sul valore di quanto generato dal dispositivo.

Per verificare il primo aspetto, che è basilare, ho condotto un piccolo esperimento, approfittando del fatto che la piattaforma di AI MagicSchool offre la possibilità di realizzare chatbot personalizzati, con cui interagire in base a criteri originali e specifici, definiti di volta in volta dall’utente, con la massima precisione possibile.

Per primo ho realizzato ChatProfTRad, che impersona l’insegnante tradizionale.
Sono poi passato a ChatProfInn, il cui credo è l’innovazione.
Siccome non mi riconoscevo in nessuno dei due profili, ho successivamente abbozzato un auto-identikit professionale, sfociato in ChatProfDiv(ergente).
Ho poi condotto una conversazione con ciascuno dei tre interlocutori.

Vale la pena di raggiungere quella con il primo per vari motivi, ma in particolare perché il chatbot si abbandona a qualche imprevista apertura a posizioni diverse da quelle di cui appare più convinto.
Quella con il collega innovatore è in vari passaggi al limite dell’insopportabilità: il chatbot elenca precetti, istruzioni, esempi, pregi e difetti con tono davvero saputello.
Ero ovviamente molto curioso di dialogare con il mio avatar professionale, ma non siamo andati oltre le prime battute, perché il meccanismo ha immediatamente fallito, fornendo una risposta implausibile. Perché?

Tradizione e innovazione animano il conflitto a proposito di istruzione, scuola e didattica, che si svolge quotidianamente tra schieramenti contrapposti, sui social e su molte altre istanze della rete, fornendo ai dispositivi di AI la possibilità di utilizzare per le proprie prestazioni BigCorpora ampi, congruenti e coerenti.
Non altrettanto avviene però per le posizioni non riducibili a questa polarizzazione: rare e spesso rarefatte, esse hanno invece minime possibilità di essere intercettate e considerate nelle fasi di addestramento e perciò il dispositivo non dispone di modelli di riferimento coerenti e congruenti ed è costretto a improvvisare.




Professionisti acritici

Immagine realizzata con Google Bard

di Marco Guastavigna

Il tema della cosiddetta intelligenza artificiale è l’esempio più recente, ma certamente non il solo.

Sono davvero troppi gli insegnanti che, di fronte a qualsiasi accenno di novità si accontentano di esperienze limitate, brevi letture – tendenzialmente mediatiche e con approccio sensazionalista –, rapidi webinar e succinti scambi di opinioni (se non addirittura di slogan) e pensano di aver analizzato, classificato, capito in modo significativo.

E quindi di saper rifiutare o accettare con buona consapevolezza.

Lo scopo strategico, più o meno consapevole, di chi opta per il diniego è tornare serenamente a praticare ciò che si pensa di controllare pienamente, con modi, tempi, tecniche, procedure rassicuranti, perché note, consolidate, convenzionali, condivise da generazioni. Quello di chi fa la scelta opposta è cominciare serenamente a praticare la proposta di cambiamento del momento, con modi, tempi, tecniche, procedure a loro volta rassicuranti, perché innovative, accattivanti, creative, proiettate verso il futuro, spesso foriere di presenze in fiere della didattica ed altre manifestazioni mercatali.

Immagine realizzata con Google Bard

Come detto, questi processi sono ora in atto per la “questione AI”, ma lo stesso schema e la medesima polarizzazione hanno accompagnato e accompagnano l’impiego generale dei dispositivi digitali (dal Programma di Sviluppo delle Tecnologie Didattiche a Scuola Futura, dalle lavagne interattive multimediali, ai learning object, agli ebook, al pensiero computazione, fino ai droni).

Per non parlare della madre di tutti i conflitti attuali, quello tra conoscenze e competenze, che investe – sempre in superficie – ideologie, metodologie, canoni culturali.

Oppure delle cicliche contrapposizioni tra voti numerici e formulazione di giudizi, tra inclusione e selezione, promozione e bocciatura, severità e lassismo e così via.
Il tutto è di per sé grottesco, ma assurge a inquietante quando ci si accorge che in tutte le occasioni citate ed in altre simili, i diversi schieramenti sbandierano la medesima intenzione di fondo: lo sviluppo del pensiero critico.