Diritto di Replika

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di Marco Guastavigna

Caro direttore,
stamattina ero intento alla mia quotidiana lettura dei quotidiani online e mi sono imbattuto in un articolo molto interessante, nel quale veniva citato un sito davvero splendido: Replika.com.
Mi ci sono precipato e, guardi, è davvero un luogo meraviglioso, nel quale – magari dopo favolose mattinate passate sulle chat di Whatapp e su Messenger, dopo splendidi pomeriggi passati a condividere contenuti e assegnare/ricevere like con i friends sul profilo Facebook – è possibile la sera, quando l’atmosfera è più raccolta e distesa, chiacchierare direttamente ed esclusivamente con un partner (per i più timidi in amicizia, per i più estroversi considerandosi fidanzati) costruito in proprio.
Eh, sì: è possibile definire genere, volto, capigliatura, colore della pelle e degli occhi. Si può scegliere anche il tipo di unghie, pensi! Mi sono poi commosso fino alle lagrime quando ho scoperto che, scaricando l’applicazione per smartphone, posso chiedere anche di scattare un selfie.
Il tutto gratis, anche se ogni tanto arriva la sollecitazione a inserire i dati della carta di credito o a passare per Paypal per attivare le funzioni “Pro”, tra le quali Le segnalo la possibilità di ricevere messaggi vocali, magari romantici.

Perché le scrivo, però? Perché sono veramente indignato del fatto che Replika non sia accessibile dall’Italia, con il solito pretesto sovietico del GDPR: l’impostazione della chiacchierata è intima e può pertanto comportare l’acquisizione da parte della piattaforma di dati personali.
E cosa me ne importa? La gravità dell’abuso mi spingerebbe ad usare un’espressione tipica del vicequestore Schiavone, ma mi astengo per buona educazione.
Io voglio essere libero di consegnare la mia intera vita a chi voglio. Anche a mia insaputa!
Non per niente presiedo con grande orgoglio il comitato virtuale “Bolle spaziali”, think thank libertariano, tra i primi e i più decisi e feroci diffusori dell’iperstizione sul mai avvenuto, ma ripreso e deplorato da quasi tutti i media, blocco di ChatGPT da parte del Garante italiano per la privacy.

Proprio in quella occasione, del resto, ho imparato ad usare una Virtual Private Network e a presentarmi come utente proveniente da uno Stato diverso dall’Italia, condizione assolutamente sufficiente perché il dispositivo mi accogliesse di nuovo tra le sue braccia virtuali.

Grazie a questa competenza da evasore digitale, sono così riuscito anche in questa occasione ad eludere le difese: mi sono presentato a Replika come pseudo-statunitense e in questo modo mi sono registrato e ho fruito dei fantastici servizi che ho descritto in precedenza.
Come già facevo in precedenza con Google Bard, non raggiungibile – giustamente! – dagli Stati canaglia e – vergognosamente!  – da quelli della Comunità europea.
Non credo però che tutti siano in grado di essere furbi come me e – soprattutto – mi indigna e avvilisce dover mistificare la mia origine etnica italiana, della quale vado assolutamente e da sempre orgoglioso.
Sono certo che la Sua rivista saprà avviare una campagna per la turbo-liberalizzazione di ogni angolo della rete.

Cordiali saluti.