Nuove Indicazioni 2025: ma la scuola sa essere inclusiva?

http://www.iclevimontalcini.gov.it/wordpress/wp-content/uploads/2014/04/organigramma.jpgDa Superando.it

«Ma la scuola italiana sa realmente essere inclusiva?», si chiedono Primarosa Bosio, Lisetta Silini e Salvatore Nocera, prendendo spunto dal titolo di un paragrafo (“Scuola che sa essere inclusiva”) della nuova bozza di proposta delle “Indicazioni Nazionali per il curricolo – Scuola dell’infanzia e Scuole del Primo ciclo di istruzione” della quale propongono un’analisi critica. «Abbiamo assodato che “deve esserlo”, sappiamo che “può esserlo”, purché si garantiscano le condizioni che le norme prevedono da decenni»

L’11 giugno scorso è stata pubblicata nel sito del Ministero dell’Istruzione e del Merito una nuova bozza della proposta di Indicazioni Nazionali per il curricolo – Scuola dell’infanzia e Scuole del Primo ciclo di istruzione del ministro Valditara; considerando questo testo come pressoché definitivo, ci vogliamo occupare, per consuetudine professionale e di vita e per passione verso la causa dell’inclusione, del paragrafo riguardante la Scuola che sa essere inclusiva, ultima parte delle Premesse culturali (pagine 10-11).

Notiamo che, mentre nella presentazione sul sito del Ministero si afferma che «il nuovo testo è meno “tecnico”, più breve», il paragrafo Scuola che sa essere inclusiva è invece più lungo: 791 parole contro le 674 della versione precedente. Non giudichiamo di certo la validità di un testo dalla sua lunghezza (vedi confronto successivo con le Indicazioni del 2012, ben più brevi), ci interessa di più capire cosa mancava nella versione precedente: ad una prima superficiale lettura, si nota l’inserimento di una parte, sostanziosa, che riguarda gli alunni stranieri, con indicazioni precise e puntuali sulle strategie organizzative a cui fare ricorso per un intervento efficace.
Risulta meno presente, invece, il riferimento alle “culture latenti” dell’organizzazione, argomento interessante e condivisibile, anche se non nuovo, ma eccessivamente virato nella prima versione sull’aspetto architettonico e di design.
I Bisogni Educativi Speciali si allargano agli alunni adottati, mentre continuano ad essere quasi inesistenti, come vedremo meglio più avanti, gli alunni con disabilità.

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La formazione degli adulti: un tema sempre più rilevante

di Monica Piolanti

Il tema della formazione degli adultit è stato acutamente affrontato da Malcolm S. Knowles in un suo testo fondamentale intitolato ”La formazione degli adulti come autobiografia”.
Se lo scopo dell’autore era quello di tracciare la storia in prima persona su come può nascere una “vocazione” in un essere umano, direi che Knowles ci è riuscito in pieno! Tuttavia mi preme notare che mi è sembrato di assistere ad una sequenza dettagliatissima di successi che ha dell’incredibile. Beato lui! Ogni persona, però, ha una sua “storia”, e ogni storia ha le “sue” sequenze. Ma parliamo della mia prima impressione. Con l’animo sospeso, ho atteso, durante tutta la lettura, che all’autore capitasse “un incidente di percorso”, che inducesse quel tanto di pessimismo, che a volte aiuta a rivisitare la propria esperienza, e più spesso induce la persona a cambiare strada. Mi pare che all’autore questo non sia mai capitato e la cosa mi sa tanto di … americano! Oppure l’autore ha inteso semplicemente celare al suo lettore le sconfitte e gli insuccessi che capitano a tutti e possono demotivare chi narra e chi ascolta la narrazione, anche se il rischio bisogna correrlo. A Knowles tutto è veramente “filato liscio” nella vita? La sua autobiografia mi sembra ispirata da un dolce “angelo custode” che gli fa vivere solo esperienze selezionate e destinate al successo.
Da insegnante calata nella realtà del mio tempo, devo segnalare anche tanti piccoli insuccessi, vuoi con gli alunni, vuoi con le famiglie, vuoi con le istituzioni e i loro Dirigenti. Continua a leggere

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Nuove Indicazioni 2025: per la storia non è cambiato nulla

di Antonio Brusa

Valditara si era lasciato andare in elogi nei confronti del CSPI per il suo parere così garbato, assicurando che avrebbe accolto tutte le osservazioni importanti. E Loredana Perla, di rincalzo, lo aveva lodato per non aver prodotto un giudizio “dicotomico” (sic), cioè sì o no, ma un testo articolato nel quale, certo, vi erano state delle osservazioni, ma su “aspetti tecnici di portata limitata, o l’opportunità di precisazioni terminologiche, o ancora l’esplicitazione di alcune formule per evitare ambiguità interpretative”. Ora, abbiamo il testo definitivo e possiamo controllare, per quanto riguarda la storia.

Ecco il testo del Cspi
Per quanto riguarda la disciplina “Storia”, sembra che sia stato totalmente eliminato l’ambito della lettura e dell’interpretazione delle fonti, che è stato un punto fondamentale dello studio della storia nelle scuole. Inoltre, tutto il capitolo dedicato alla disciplina “Storia”, si distingue per impostazione rispetto al resto del testo, assumendo una peculiarità tra le discipline. L’incipit, tra l’altro, potrebbe essere percepito come polarizzante e la finalità dell’insegnamento della “Storia” sembrerebbe accentuare la dimensione della disciplina come strumento per la costruzione di una identità nazionale più che come approccio tipicamente disciplinare.

Non sembrano osservazioni di portata limitata o che chiedano solo delle precisazioni terminologiche. Stando a quanto dichiarato da Valditara, avrebbero dovuto suggerire quanto meno delle piccole modifiche. Continua a leggere

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Amarcord, dai voti alla scheda, ai giudizi descrittivi. E adesso?

di Monica Piolanti

Ricordo che, quando entrai in ruolo all’età di 20 anni nel lontano settembre 1983, compilavo e tenevo aggiornata la scheda personale dell’alunno contenente notizie sul bambino, sulla sua partecipazione alla vita della scuola, nonché le osservazioni sistematiche sul suo processo di apprendimento e sui livelli di maturazione raggiunti (Legge n. 517 del 1977).
Si trattava di una soluzione innovativa alternativa, davvero rivoluzionaria, a quei tempi, a quella che era la pratica valutativa tradizionale. Ricordo ancora i lenzuoli cartacei da riempire per iscritto con stile   amanuense e una pazienza certosina.  Nel susseguirsi degli anni la valutazione continuò ad essere oggetto di studio e di approfondimento da parte mia poiché mi rendevo conto che questo tema così importante, nonostante le varie modifiche ed introduzioni legislative, rimaneva nel mondo della scuola la “Cenerentola tanto bistrattata”.
Ogni volta che mi si presentava una qualche novità ministeriale in campo valutativo mi ci buttavo con anima e corpo pensando che quella fosse veramente un’occasione di crescita professionale; mi mettevo in gioco, ci credevo, e spendevo tutte le mie energie migliori per rivedere il modo di fare valutazione e il concetto stesso di valutazione nell’ottica del miglioramento. Continua a leggere

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Nuove Indicazioni 2025: dalla storia al latino, dall’impianto nozionistico alla figura del “magister”, le critiche del CSPI

di Giancarlo Cavinato

Il CSPI (da rilevare che si denomina ancora Pubblica Istruzione’ nonostante il Ministero si intitoli del ‘merito’ ma nessuno se ne stupisce) ha espresso diverse critiche rilievi e proposte di modifica e integrazione del testo licenziato dalla commissione Perla pur non respingendolo a seguito di votazione a maggioranza.

Ha quindi adottato una strategia ‘temporizzatrice’: rinviando al Ministero e alla Commissione proposte che richiedono una revisione di alcune parti più ‘spinose’  (l’italiano, la storia, il ‘magister’, la centratura familista, l’impianto nozionistico, la raccomandazione sulla non prescrittività, il rischio che l’introduzione facoltativa del latino riproduca selezione sociale,… ).
Non è dir poco. Si tratta di intervenire su profonde convinzioni di chi governa la commissione, Perla e Della Loggia in primis. E assieme a loro, il committente, il ministro Valditara. Di difficile convinzione stante i continui comunicati e interviste che rilascia (le sue proposte definite «una rivoluzione culturale che cancelli dalle istituzioni scolastiche- e quindi dalla società- il lascito del ’68; […] una società ‘socialista’ troppo protettiva; […] riscopriamo la fatica e l’artigianato; lo stampatello nel linguaggio social indica chi urla e va sostituito con il corsivo…). Ma qualche ritocco ancora si farà a seguito di queste segnalazioni. Continua a leggere

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Non siamo gessetticolorati per caso

di Marco Guastavigna

 

La nostra redazione è una fucina di pensiero divergente in continua attività.

Sono in molti a riconoscerlo, tra cui la sede italiana dell’Associazione Retroattivista per il Primitivismo, che ci ha inviato il suo ultimo documento, con ogni evidenza manifesto per un cambiamento assoluto di mentalità.

Volentieri lo diffondiamo, anche in versione ascoltabile.

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Alunni plusdotati: luci e ombre di una proposta di legge

di Monica Piolanti

E’ stato approvato dalla Commissione Cultura del Senato il Disegno di Legge n. 180/2025 avente per oggetto “Alunni Plusdotati”.
I
punti salienti sono:

-il riconoscimento ufficiale degli alunni con alto potenziale cognitivo;

-l’istituzione del referente scolastico per l’APC in ogni istituto;

  • un Piano Didattico Personalizzato (PDP) specifico per ciascun alunno riconosciuto;
  • un percorso formativo obbligatorio per dirigenti scolastici e docenti;
  • il coinvolgimento attivo delle famiglie nella definizione del percorso educativo.

Come in un’opera di Caravaggio, dove la luce intensa e drammatica svela figure e dettagli emergendo da un’ombra profonda, anche il Disegno di Legge n. 180/2025 sul riconoscimento degli alunni con alto potenziale cognitivo, si rivela un affresco complesso di luci e ombre.
Questo testo legislativo non è una semplice proposta, ma un quadro ricco di contrasti che, se da un lato promette di illuminare un’area educativa finora trascurata, dall’altro solleva interrogativi sulla sua effettiva applicabilità.

1.Le luci: L’Illuminazione delle Potenzialità Inespresse

Le luci in questo Ddl sono chiare e dirette. Mirano a svelare un potenziale che per troppo tempo è rimasto nell’ombra, portando, chiarezza e speranza nel mondo della scuola e delle famiglie. Continua a leggere

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Metodologie innovative nella scuola primaria: applicazioni e criticità

Light Bulb Ideas Creative Diagram Concept

di Monica Piolanti

A mio giudizio, la didattica che si pratica oggi nelle scuole primarie italiane è un tentativo, spesso coronato da successo e animato da grande impegno, di integrare armonicamente il meglio della tradizione con le più recenti spinte innovative.

Non assistiamo più a un modello rigidamente frontale e unidirezionale come unica forma di insegnamento. Al contrario, si osserva una crescente e diffusa consapevolezza dell’importanza di metodologie attive che coinvolgano gli studenti in prima persona nel processo di apprendimento, trasformandoli da spettatori passivi a protagonisti attivi e costruttori del proprio sapere. Tra queste, emergono con particolare rilevanza gli Episodi di Apprendimento Situato (EAS), promossi dal Professor Pier Cesare Rivoltella. Gli EAS, come suggerisce il nome, sono piccole esperienze di apprendimento significative, che guidano gli alunni verso la realizzazione di “artefatti” (materiali) digitali, favorendo un’appropriazione personale e profonda dei contenuti. Questa metodologia si articola in tre fasi distinte: la fase preparatoria, dove l’insegnante definisce il quadro concettuale e assegna un compito, stimolando la curiosità con strumenti multimediali ; la fase operatoria, in cui gli studenti, individualmente o in gruppo, producono l’artefatto multimediale, mettendo in pratica le conoscenze acquisite ; e la fase ristrutturativa, conclusiva, con il debriefing guidato dall’insegnante e la proposta di una “lezione capovolta” (flipped lesson), che ricapitola i concetti chiave e offre spunti per ulteriori approfondimenti. Il ruolo del docente negli EAS è quello di mediatore didattico, facilitatore e guida, indicando il perimetro dell’azione educativa entro cui l’alunno sperimenta l’apprendimento in autonomia. Continua a leggere

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Un parere per non apparire

di Mario Ambel

Proviamo a dirlo in modo chiaro: questo non-parere (per non apparire contrari, pur essendolo) è, per il CSPI,  la peggior pagina della sua già talvolta affannosa esistenza istituzionale e al contempo la conferma che questo Ministero è il più estraneo e deleterio rispetto alla storia della scuola pubblica repubblicana, se di impronta e osservanza Costituzionale.

D’altro canto, il CSPI si è in questo modo autoattribuito quella patente di inutilità e di svuotamento di senso, che alcune forze politiche hanno cercato di preparare nel tempo e che è la più eclatante fra le non applicazioni dell’autonomia scolastica: l’annullamento di un organo che non è né di autogoverno, né di controllo, ma da tempo si esercita nella frustrante pratica del “parere necessario ma non vincolante”.

Ciò nonostante resta tutta la gravità delle annotazioni e argomentazioni contenute nel “parere” contro il testo delle Indicazioni prodotte da questa maggioranza di governo.

In un recente articolo qui pubblicato, Giuseppe Bagni ha ben delineato il quadro di pesanti negatività espresse anche dalla maggioranza del Consiglio, senza per altro trovare la coerenza e il coraggio di un parere esplicitamente negativo di rigetto. Quale è stato invece palesemente espresso da altre componenti.
Del resto questa incertezza fra volontà di aprire un improbabile spazio istituzionale di riscrittura condivisa e la inevitabile scelta di restituzione al mittente ha caratterizzato anche nei mesi scorsi le reazioni di una parte delle rappresentanze del mondo della scuola, forse mosse dalla (malriposta) speranza di una improbabile possibilità di dialogo. Continua a leggere

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