Come predisporre il curricolo di educazione civica

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Un convegno promosso da Gessetti Colorati

Un convegno promosso da Gessetti Colorati

di Stefano Stefanel

La legge n° 92 del 20 agosto 2019 ha introdotto l’Educazione Civica obbligatoria in tutti gli ordini di scuola a partire dall’anno scolastico 2020/2021.
In realtà l’idea del Ministro Bussetti era di farla partire dal 1° settembre 2019, ma una disattenzione, che non depone comunque a favore della burocrazia, ha fatto slittare tutto al 1° settembre 2020, dando però tempo al mondo della scuola di fare le sue considerazioni.

Io credo che il punto più importante di tutta l’operazione sia che, nel complesso, il mondo della scuola ha accolto bene questa innovazione (un curricolo di almeno 33 ore annue valutato come una disciplina a parte anche se svolto in forma trasversale) e, anche se in maniera molto cauta forse un po’ lenta, si sta interrogando su come approcciarsi nel migliore dei modi alla questione. Segnalo gli importanti interventi di Giancarlo Cerini (Educazione civica: e se fosse un anno di preparazione?, su www.edscuola.it del 23 agosto 2019), Maurizio Tiriticco (Educazione civica in aula, su www.edscuola.it del 23 agosto 2019) e Franco De Anna (Educazione civica, Cittadinanza, Costituzione, in “Gessetti colorati” 7 settembre 2019), illuminanti come sempre.

Io credo che il punto dirimente di questa innovazione (che però ha dei precedenti che risalgono molto lontano, almeno nella scuola dell’obbligo) sia in che modo il curricolo verrà costruito nelle scuole. Si tratterà di vedere se verrà fatta una scelta didattico/educativa o didattico/disciplinare, con l’introduzione di una nuova materia insegnata a più voci e valutata con meccanismi anche complessi e di tipo misurativo/docimologico da più docenti. Prima di entrare nel dettaglio delle mie osservazioni ritengo utile portare un’esperienza che dice molto sulle due strade possibili che io ho indicato.
Per iniziativa di Marisa Michelini docente dell’Università di Udine e presidente nazionale di GEO (GEO – Centro Interuniversitario  per  lo studio della condizione giovanile, dell’organizzazione delle istituzioni educative e dell’orientamento) è stato organizzato il 30 ottobre 2019 a Brescia un importante seminario dal titolo: “Educazione. Cittadinanza. Costituzione”.
L’incontro si è sviluppato attraverso una serie di interventi i cui titoli sono già significativi riguardo alla problematizzazione intelligente dell’innovazione. Li cito in ordine: “Per un pieno diritto Costituzionale” (Luigi Berlinguer), “Orientamento formativo in giurisprudenza e di educazione civica a scuola” (Gabriella Burba), “Cittadinanza e costituzione, educazione civica: le esperienze della scuola italiana dentro il senso dello stato” (Stefano Stefanel), “Per una buona attuazione della legge 92/2019 sull’insegnamento dell’educazione civica” (Giunio Luzzatto), “L’educazione alla Costizuzione: ‘lievito’ di una cittadinanza consapevole” (Adriana Apostoli).
Il Seminario – molto interessante – ha però aperto una vera spaccatura tra il mondo della scuola che opta per un’educazione civica didattico/formativa e il mondo dell’Università di parte giuridica che ritiene che senza uno studio della Costituzione e di elementi di Diritto costituzionale un’altra occasione sarà persa (e che quindi propende per un curricolo didattico/disciplinare).
Il problema allora, per come è stato posto a Brescia, sembra essere quello solito: se cioè la scuola debba pensare a tutti i suoi studenti o solo ai liceali.

La scelta curricolare

Dentro la divisione di cui ho parlato si colloca la scelta che le scuole italiane dovranno fare, nell’ambito di una redazione del curricolo di educazione civica, che dovrebbe avvenire in questo periodo in modo da poter essere avviato in maniera ordinata dal prossimo anno scolastico. La scelta è riassumibile nel modo seguente:

–       Curricolo progettuale: le scuole progettano un curricolo di almeno 33 ore (un’ora alla settimana o pacchetti più consistenti di ore anche in forma non periodica) e definiscono le modalità orarie (compensazione con una o più discipline) e le modalità di valutazione dei percorsi;

–       Curricolo valutativo: le scuole individuano tra le attività che già svolgono o tra attività aggiuntive definite dai Dipartimenti o dai Consigli di classe cosa viene valutato e con quali modalità.

Nel primo caso il rischio è quello di introdurre una nuova e complicata materia, affrontata in maniera frontale, con tutte le difficoltà insite in questa scelta. Nel secondo caso è bene individuare con chiarezza prima dell’avvio dell’anno scolastico quali attività e con quali modalità verranno valutate e poi far confluire tutto nella valutazione finale.

In entrambi i casi gli argomenti trattati possono essere gli stessi, ma le modalità sono molto differenti. Credo sia anche importante considerare che stiamo parlando di un inserimento per tutti e tre gli ordini di scuola e quindi per studenti dai 6 ai 19 anni. L’educazione civica obbligatoria a scuola con le modalità introdotte dalle legge 92 è una pratica innovativa perché introduce un voto in più (e questo – soprattutto nel secondo ciclo – cambia le cose. Cittadinanza e Costituzione (introdotta dalla legge 169/2008) era solo parzialmente entrata nell’attività ordinaria della scuola, con modalità spesso confuse e i contorni curricolari non chiari.

La scelta del Curricolo progettuale impone alla scuola una definizione oraria e di attività abbastanza rigida. In questo senso va definito anche il rapporto della scuola con lo studio della Costituzione e con il rapporto degli studenti con la conoscenza teorica connessa all’educazione civica. Perciò a seguito di questa scelta sarà dirimente il ruolo della valutazione e dei valutatori, che dovranno esprimere una voto finale che dovrebbe riguardare la crescita civica dello studente e non solo le sue conoscenze teoriche o lo studio di qualche argomento.

La scelta del Curricolo valutativo invece pone l’educazione civica dentro un meccanismo più culturale e diffuso, che lascia la valutazione del comportamento nel suo alveo, ma si concentra verso un vero recupero del senso dello Stato attraverso attività significative e progettate, anche di tipo giuridico e costituzionale, laddove possibile.

Nello schema che riporto sotto si vede chiaramente come le attività possono essere le stesse, solo che sono inserite in due modelli didattici molto diversi tra loro: uno che introduce e l’altro che valorizza quello che già si fa. E questo nel primo ciclo è fondamentale per non creare nuovi squilibri in un sistema che ha già le sue difficoltà. Nel secondo ciclo questo evita tutte le questioni che nascono appena qualcosa deve prendere il posto di qualcos’altro (cosa contraggo per introdurre l’educazione civica? A chi “tolgo” le ore? ).

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UNA PROPOSTA DI CURRICOLO VALUTATIVO

Nell’ambito dell’introduzione dell’educazione civica in forma obbligatoria nel Liceo che dirigo è stato approvato il Curricolo Valutativo che di seguito riporto e che introduce un rapporto di piena autonomia dello studente anche nella scelta dei percorsi su cui farsi valutare. Questo comporta l’azione di una valutazione per processo e non per prodotto, perché lo studente viene valutato dopo una osservazione da parte del docente che svolge l’attività, anche se non è un docente di classe. Tutto questo rientra nella politica del Liceo che dirigo di ampliare lo spettro della valutazione con una forte incidenza anche nel non formale e nell’informale.

Il Curricolo si organizza intorno alla valutazione, intesa come elemento che da valore alla scelta autonoma dello studente. In questo senso anche il lavoro teorico sulla Costituzione rientra dentro un processo complesso di crescita culturale e civica, che solo parzialmente interseca la valutazione del comportamento. Questo curricolo parte dall’idea che il PTOF adottato è un PTOF con forte valenza educativa e civica e come tale va valorizzato, agendo non sull’apprendimento formale, ma sulla scelta autonoma dello studente nell’ambito dell’apprendimento non formale.

Questo il testo di quanto deliberato e che verrà attuato dal 1° settembre 2020