Concordo con Tosolini che parlare tutti i momenti di ciò che dice (e poi però intanto fa, magari) Valditara sia da un lato noioso.
Dall’altro anche cadere nella trappola della “strategia della distrazione” di cui il ministro del MIM e della provocazione è maestro, al fine di depotenziare l’impatto delle sue pesanti e significative contro-riforme di impronta chiaramente ideologica, dopo che ci siamo sfiancati a discutere inseguendo tutte le sue provocazioni sarebbe sbagliato.
Però credo che la strategia del Min. Istruzione Merito Propaganda sia ormai evidente e consolidata, come evidente è dove vuole andare a parare (dalle LG 2024 di Ed Civica – meglio alla cittadinanza – non più consapevole) alle modifiche di indicazioni/programmi di cui parla ai giornali.
È evidente che sta:
Semplificando il complesso
dando punti di riferimento (occidente/occidenti?) che non hanno fondamento e rispondenza nella realtà. Quale Italia (“tanto di più i nostri bambini non capiscono”)? Quella percorsa da centinaia di popoli stranieri della cui influenza e del cui contributo noi siamo il prodotto (anche genetico, oltre che culturale?). L’Italia e l’Occidente del ministro non esistono sono un prodotto della mescolanza e comunque oggi non contano proprio più di tanto, vaso di coccio nel mondo. E per alcuni secoli hanno contato poco da soli.
In una operazione che mentre critica le “ideologie” è in realtà tutta ideologico-politica.
Finalmente in tutte le scuole italiane dal settembre scorso (2024) è approdata la Nuova Educazione Civica (N.E.C.). Basta chiedere a insegnanti, ds e studenti per capire questo nuovo miracolo che illuminerà le nostre scuole.
A tutt’oggi – a essere obiettivi fino in fondo – c’è ancora in giro aria di scarso interesse.
– Però visibilmente festosa – annota il Ministro, rallegrandosi, ma anche pensando alla difficoltà del parto: il Decreto, con le Linee guida, elaborato in pieno ferragosto, quando anche il governo tutto era sotto l’ombrellone e affini. Il pur primario dovere familiare di tornarsene a Milano – dove l’ aspettavano con ansia assolata, parenti ed amici – non l’ha avuta vinta. Quando uno dice: la tempra!
E quindi, in pieno periodo ferragostano (13 agosto) – così raccontano le cronache – il Ministro era ancora lì, a Roma, al suo posto, a farsi intervistare proprio sulla N.E.C. da un giornalista del Messaggero, gocciolante di sudore (povero!) dalla testa ai piedi. Lui però, il Ministro, niente. Neanche una goccia; e in giacca e cravatta. Continua a leggere→
La scuola vive dei suoi rapporti con la società; si alimenta delle sue esigenze, si muove sulla spinta dei suoi problemi. Scuola e società reciprocamente si richiamano; si dovrebbero aiutare, ma più spesso negli ultimi tempi confliggono. Va da sè che per cogliere frutti buoni, però, è necessaria la loro stretta, solidale collaborazione, nella distinzione dei compiti e dei ruoli e nel rispetto delle funzioni professionali, culturali ed educative che in autonomia la scuola deve svolgere.
Se la scuola non entra in sintonia con i problemi della società e con i temi culturali del proprio tempo, prima o poi perde la propria ragione d’essere.
La riflessione su questo nodo cruciale dell’istruzione deve essere permanente e costituirsi come principio di orientamento nell’azione quotidiana a scuola, per evitare il rischio che si avviti e si impoverisca nella sua solitaria autoreferenzialità. La scuola non può tenere nè porte, nè finestre chiuse.
Operazione assurda e inefficace; ci penserebbero gli alunni e le famiglie eventualmente a portare dentro la scuola il mondo che sta fuori.
Il problema è come la scuola debba pensare e vivere le questioni che agitano la società e questo non è di pacifica e concorde soluzione. C’è un modo proprio della scuola per svolgere questo compito e solo rispettandone stile e natura si possono avere risultati utili. Continua a leggere→
La Educazione Civica o meglio la Educazione alla cittadinanza, rischia di scivolare nell’essere il racconto (sarebbe meglio lo studio, la ricerca) di ciò che non esiste più.
Non solo per la falsa ideologia predicata dal ministro nelle linee guida e nei suoi interventi, ma perché questi non sono che una delle manifestazioni della concordante e strisciante azione ideologica e politica delle forze che governano il nostro paese, in sintonia con uno slittamento mondiale.
Il filone 3, cittadinanza digitale, è coerente con un modo obsoleto e sbagliato di vedere il mondo delle tecnologie attuali: con entusiasmo, assenza di senso critico e di costruzione della cultura digitale, asservite allo sviluppo economico e quindi al saper fare e usare in modo acritico, senza domandarsi come funzionano le tecnologie, perché funzionano così, chi le controlla e che conseguenze hanno ed avranno su di noi, come cittadini e lavoratori. cfr. IA rubrica
Il filone 2 è quello che più si è sviluppato nei progetti delle scuole in questi 4 anni, con ricerche sulla sostenibilità, sui problemi ambientali (e agenda 2030 ONU) come conseguenza di un dissennato depredare l’ambiente ed il mondo da parte dello sviluppo capitalistico (anche digitale) incontrollato ed egocentrico; ma anche sulla educazione alla salute, quella alimentare etc. che la ideologia dominante vorrebbero presentare come responsabilità individuale e non come compito e dovere dello Stato e della società- cfr. parere CSPI – in una colpevole semplificazione: infatti al posto dello studio della situazione ambientale ormai compromessa si è data centralità alla causa principale dei degradi che stiamo pagando: lo sviluppo industriale incontrollato (che vuol dire anche finanziario, assicurativo, previdenziale per il nostro ministro). Il lavoro è bello dice; ma tace sul fatto che lo sviluppo industriale come oggi concepito ha portato non solo alla rovina di buona parte del nostro ambiente (per non parlare di che mondo lasceremo ai nostri figli e nipoti). Ma anche che è bello per chi ce l’ha, per chi non è precario, sottopagato, sfruttato, come vorrebbe la nostra Costituzione che attribuisce alla Repubblica il compito di garantire il lavoro, come la salute e l’istruzione (diritti di 2° generazione secondo N. Bobbio e talora doveri dei cittadini). link art Bobbio
Se questi sono problemi che “dipendono dall’individuo”, come sostiene il ministro, altoparlante della ideologia implicita del governo, l’esecutivo e lo Stato non hanno più responsabilità e possono dedicarsi al ponte sullo stretto, a manovre economiche irresponsabili ed a mancette. Se è questa la realtà della democrazia, già da anni classificata come democrazia di serie B, con problemi con Usa e Giappone in zona promozione (voto tra 7 e l’8, dati in ribasso sull’esecutivo, sui diritti e sulla partecipazione) ed ora in via di svuotamento (cfr. video requisiti minimi democrazia Bobbio) come spiegarla ai ragazzi? Come renderli consapevoli che una cosa è il progetto, un’altra la realtà attuale e lo stato di realizzazione o regressione del progetto Costituzionale?[1]
Piu chiaro è il filone 1 sulla Costituzione. La nostra Carta si regge, come il Presidente della Repubblica non si stanca di ripetere, sull’equilibrio e la collaborazione dei 3 poteri che ci deriva dal ‘700 e dall’Illuminismo. Ma:
Il potere esecutivo, che col sistema elettorale attuale misto ha “di fatto” un “premio di maggioranza” in Parlamento per chi supera una soglia anche minoritaria in senso assoluto, che dà quindi a una formazione il controllo non solo del potere esecutivo ma di quello legislativo; per cui vista la scarsa presenza alle elezioni dei nostri stanchi cittadini (- 40% di astensione ) 1 italiano su 4 decide chi governerà e contemporaneamente avrà la maggioranza Parlamento.
L’astensionismo si è detto spesso è il primo partito ed è in forte aumento; più è elevato e minore è la legittimazione dell’intero sistema politico rappresentativo (esecutivo e legislativo)
Questo esecutivo sta sistematicamente scavalcando il potere legislativo, presentando decreti-legge, evitando la doppia approvazione delle norme, anche con voti di fiducia (vecchio vizio italiano) tanto che il Parlamento non esercita più la sua funzione legislativa, ma diventa un passaggio rapido e notarile, in cui la opposizione ha solo diritto di tribuna e di parola, spesso i membri del governo non si presentano al dibattito, diventato luogo di inutili comizi, privi di dialogo e confronto. Lo stesso relatore di maggioranza sulla legge di bilancio attuale si è dimesso per questo.
Non occorre fare una riforma in senso monocamerale o semipresidenziale:è già stata fatta nei fatti dall’esecutivo. Che non affronta le riforme Costituzionali, ma si comporta come se ci fossero già. Svuotando i poteri esistenti.
Infine, è di tutti i giorni il lavoro di riduzione dei poteri, di intimidazione e polemica contro la magistratura, il terzo potere. Ma anche il controllo della TV di Stato, da tempo TV di governo e le pressioni sui media non allineati che sono diventati, nel tempo, il 4° potere, non previsto dalla Carta se non come diritto di espressione e informazione: questo completa il quadro di “sgonfiamento” dell’equilibrio costituzionale. Ma anche di minore controllo su ciò che avviene da parte dei cittadini e tra istituzioni.
In passato spesso sono stati il Presidente della Repubblica e la Corte costituzionale le vere opposizioni allo strapotere dell’esecutivo, ma oggi con una riforma del ruolo del Presidente (peraltro di difficile attuazione e quindi rimandata) e con la sostituzione di 3 membri uscenti della Corte, come negli USA si può arrivare ad una Corte meno equilibrata in senso costituzionale e più filogovernativa.
Un problema comune
In tutto il mondo: dagli USA dove grazie anche ad un sistema elettorale in cui il numero degli eletti non corrisponde al numero dei suffragi, chi vince prende tutto e quindi molti, i perdenti, non sono rappresentati, si sta formando un governo di mostri, caricatura della democrazia; alla crisi dei governi già democratici (Francia, Germania…) all’aumento di governi populisti e alla crescita di formazioni di destra non democratiche in Europa; alla crisi stessa della UE che si regge sinora su una coalizione di forze “democratiche”, ma con la ruota di scorta dei “conservatori” (che la nostra premier aspira a guidare), stiamo assistendo ad uno spostamento in senso populista ed autoritario, non coerente con la nostra Carta; ad uno slittamento verso fautori di posizioni non democratiche e poco compatibili col concetto di democrazia popolare o liberale. Accanto ai dittatori ed ai populisti, compaiono i capitalisti, improvvisati leader politici mondiali non più impliciti che si intromettono nel destino dei nostri paesi .
Infine, questo avviene per molti complessi fattori (con la ingerenza di potenze straniere, Russia in testa, con aiuti, Fake news, pressioni, vedi Georgia, Romania, Moldavia, ora Austria; ma anche per uno spostamento in senso populista e reazionario, non democratico del corpo elettorale residuo; ma anche per la identificazione in certe forze che fanno leva sul vissuto individualista, egocentrico, non responsabile socialmente (Zagrebelsky) degli elettori. Sommato al vuoto ed al disimpegno creatosi in circa metà dell’elettorato.
Il contrario della Costituzione. Che è un progetto, non una realtà, che se non si costruisce insieme (occorre continuare a pedalare diceva Calamandrei, se no si casca dalla bicicletta) resta una promessa tradita. N. Bobbio.
Allora che educazione civica in questo contesto e al netto delle ideologie di Valditara ha senso formare? Quella della legge 92/19 e della Costituzione che non c’è più e viene svuotata e ignorata o quella che analizza cosa sta succedendo, perché e a quali conseguenze andiamo incontro? La democrazia ed i diritti sono come l ‘aria, che non percepiamo se non quando ci manca o come un palloncino che può essere ormai mezzo sgonfio. Come la nostra democrazia.
Studio periodico Economist intelligence, EIU confermato da altri studi sul livello di democrazia. Qui secondo i parametri 1- Livello complessivo, 2- Posizione al mondo 3- Prospettiva 4- Elezioni libere e pluralismo 5- Funzionalità del governo 6- Partecipazione 7-Cultura politica 8- Libertà civili e diritti. ↑
A settembre 2024 avevo scritto per Gessetti Colorati un ampio commento sulle Linee Guida sull’educazione Civica pubblicate proprio in quei giorni dal Ministero dell’istruzione. Chiudevo quel pezzo con una sarcastica sintesi calcistica: Patria – Pace 5 a 0.
Aggiungevo inoltre una riflessione sul fatto che patriottismo e Patria si devono intendere in modo decisamente diverso da come sono presentate dalle linee guida e ricordavo come il sacro dovere di difendere la Patria (art. 52 della Costituzione) non può certo essere letto in chiave solo militare. Al punto che la Corte Costituzionale, pronunciandosi sul Servizio Civile Nazionale, ha chiarito che tale scelta volontaria “costituisce adempimento del dovere costituzionale di solidarietà” (art. 2 Cost,) nonché del dovere di concorrere al progresso materiale e spirituale della società (art. 2 co. II) , ben potendo il dovere costituzionale di difesa della Patria adempiersi anche attraverso comportamenti di tipo volontario” (si vedano le sentenze n. 164del 6 maggio 1985 e 228 del 6 aprile 2004). Continua a leggere→
di Cinzia Mion
Ahi, ahi signor Ministro, lei mi è caduto… sull’Educazione civica laddove auspica il consolidamento della comune “identità Italiana”.
Avrei voluto definirla “perla” ma chiamiamola con una definizione corretta e non distopica: si tratta di una vera e propria “gaffe”.
Non mi dirà infatti signor Ministro che Lei non conosce il famoso saggio degli anni 50 di un sociologo inglese Edward Banfield, dal titolo “THE MORAL BASIS OF A BACKWARD“, tradotto in italiano dal Mulino nel 1976 con il titolo “Le basi morali di una società arretrata”.
Non mi dirà che non ha mai sentito parlare di “familismo amorale”, speciale malattia degli italiani che privilegiano il proprio tornaconto personale e della propria famiglia al posto di quello della collettività.
Non a caso siamo stati infatti noi italiani ad esportare la famigerata “famiglia mafiosa”.
Non mi dirà che non è a conoscenza che questo familismo è ormai iscritto nel DNA degli italiani per cui se desideriamo fare in modo che gli alunni vengano educati, attraverso l’educazione civica, prima di tutto alla concettualizzazione del BENE COMUNE (v. COSTITUZIONE) e successivamente ad imparare tutti a rinunciare a qualcosa per co-costruirlo, bisogna innanzi tutto decondizionare la società italiana da questo “riflesso incarnato profondamente”. Parlo della società per cui prima ancora di rendere consapevoli i ragazzi bisognerebbe rieducare i loro genitori. Continua a leggere→
Le linee guida 2024 del MIM per la Ed. civica hanno, nella loro impostazione ideologica, tra le altre cose rovesciato l’attenzione dall’ambiente, i suoi problemi ormai forse irreversibili, la sostenibilità dello sviluppo economico allo sviluppo economico in primis.
Cfr. linee guida DM 35 2020. Il secondo filone di lavoro e riflessione è passato da
Sviluppo sostenibile, educazione ambientale, conoscenza e tutela del patrimonio e del territorio
a 2. Sviluppo economico e sostenibilità. Lo sviluppo economico è il focus in tutto il documento: “parlo del lavoro perché il lavoro è bello” proclama il ministro – ovviamente per chi ce l’ha, chi non è precario, sottopagato o non ci muore- e conclude “con buona pace delle sinistre e delle ideologie marxiste-leniniste”. (?) E la sostenibilità diventa una appendice, una precauzione sempre meno rispettata.
Il discorso è coerente col documento che insiste sulle responsabilità individuali e sottace quelle sociali, di cittadinanza e politiche. Diciamo un documento allineato con le posizioni del governo, dove la responsabilità non è mai di chi governa ma di tutti gli altri (individui, magistratura, media etc…). Molto “di governo” e niente di “lotta”, di critica, di cittadinanza attiva.
Siamo rimasti ai diritti individuali, quelli della borghesia e del 700 (illuminismo, Riv. Francese ed americana). I diritti di prima generazione secondo Bobbio. Sono sempre più carenti i diritti sociali, quelli conquistati nell’800 dal movimento operaio, contadino contro la borghesia. I diritti di seconda generazione: lavoro, salute, istruzione. [1]Continua a leggere→
Pubblicate il 7.09.2024 con Decreto Ministeriale n. 183 le linee guida per l’educazione civica sostituiscono le Linee guida adottate in via di prima applicazione con decreto ministeriale 22 giugno 2020, n. 35.
Occorre inoltre precisare che il testo della legge 92/2019 è stato nel frattempo in parte modificato, in particolare agli art. 1 e 3, dalla legge n. 21 del 5 marzo 2024. La legge 21/2024 ha infatti inserito diverse novità che possono essere meglio apprezzate analizzando il testo degli articoli 1 e 3 attualmente in vigore dove le modifiche frutto della legge 21/2024 sono indicate con testo rosso
«Art. 1 (Principi). – 1. L’educazione civica contribuisce a formare cittadini responsabili e attivi e a promuovere la partecipazione piena e consapevole alla vita civica, culturale, economica e sociale delle comunità, nel rispetto delle regole, dei diritti e dei doveri.
2. L’educazione civica sviluppa nelle istituzioni scolastiche la conoscenza della Costituzione italiana e delle istituzioni dell’Unione europea per sostanziare, in particolare, la condivisione e la promozione dei principi di legalità, cittadinanza attiva e digitale, sostenibilità ambientale e diritto alla salute, al benessere della persona al risparmio e all’investimento, all’educazione finanziaria e assicurativa e alla pianificazione previdenziale, anche con riferimento all’utilizzo delle nuove tecnologie digitali di gestione del denaro, alle nuove forme di economia e finanza sostenibile e alla cultura d’impresa». Continua a leggere→
Le linee guida sull’Ed. Civica per tutti gli ordini di scuola, emanate dal Ministro Valditara il 7 settembre, presentano molte novità rispetto alle precedenti. Pur nel dichiarato rispetto delle Indicazioni nazionali dei vari ordini e con un richiamo all’autonomia delle scuole, più che altro operativa, sono a schema chiuso.
Finita la sperimentazione (durata 4 anni) e in assenza di un atteso monitoraggio e di una mancata riflessione pubblica, ogni ordine di scuola avrà traguardi di competenze e obiettivi di apprendimento da perseguire componendo, in una sorta di puzzle, i contributi delle varie materie.
Fra i vari modelli sperimentati dalle scuole, il MIM ha scelto un modello chiuso, a puzzle, ad assemblaggio di contenuti delle varie discipline; forse per aggirare il fatto che, a fronte di notevoli ed esemplari buone pratiche verticali e trasversali, di significative collaborazioni con Enti e associazioni, alcune scuole non hanno avviato granché, diversi docenti hanno disertato la collaborazione collegiale con varie scuse, scaricando sui referenti e sui docenti di “buona volontà” quello che era secondo la legge 92/19 un “obbligo educativo collegiale”. Con un calo di motivazione anche legato al silenzio del MIM. Continua a leggere→