Piano estate, un ponte per superare l’emergenza

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di Pietro Calascibetta

Finalmente vediamo il Ministero dell’istruzione cambiare tattica e prendere l’iniziativa facendo una proposta articolata di arricchimento dell’offerta formativa con un investimento questa volta finalizzato direttamente agli studenti di ben a 510 milioni di Euro.
Si dà la possibilità alle scuole di progettare un percorso che possa fare da ”ponte”, come scrive il Ministro, tra l’anno appena chiuso tra mille tribolazioni e il nuovo avvolto ancora in un futuro incerto nonostante i vaccini.
Una finestra temporale da sfruttare al massimo che, in base al rischio calcolato, si presume sia contrassegnata dalla possibilità di rimanere in presenza.
La disposizione ministeriale insiste giustamente sul fatto che non si tratta di lanciare a caso una manciata di attività, ma di immaginare da parte delle scuole, nell’ambito della loro autonomia e in collaborazione con i genitori e il Terzo settore, un vero e proprio progetto “di senso” come è scritto e ben pianificato.


Immagino quindi che debba essere coerente da una parte con il modello educativo e formativo del singolo istituto e dall’altra aderente ai bisogni specifici degli studenti in base a quanto hanno potuto o non potuto fare concretamente in questi mesi e al contesto in cui vivono.
Giustamente l’Associazione Nazionale dei Collaboratori del Dirigente scolastico (ANCoDiS) si chiede : “chi si occuperà della realizzazione del progetto” e io aggiungo della progettazione.
Anche in questo caso, come ci ha abituato la pandemia, emerge la debolezza di un sistema scolastico che non prevede la presenza strutturale di figure intermedie che possano occuparsi professionalmente e con un orario di lavoro dedicato e adeguato ai molteplici compiti correlati alla realizzazione del PTOF di una scuola (badiamo bene spesso con 800/1000/1500 studenti!)
In questo sistema scolastico sono gli stessi docenti che danno la loro volontaria disponibilità a occuparsene ottenendo in cambio una misera cifra forfettaria da suddividersi, prelevata da un fondo assegnato alla scuola.
E’ un paradosso che se non ci sono volontari di tutto dovrà occuparsene il famoso “uomo solo al comando” (di quale truppa se i soldati possono scegliere se partecipare o meno alla battaglia!) .
Nella scuola uno vale uno e anche la competenza a svolgere un compito logistico o di coordinamento è un optional poiché molte volte il dirigente si trova costretto a scegliere tra i disponibili piuttosto che tra chi potrebbe meglio svolgere un incarico. Comunque chi prende un incarico aggiuntivo anche per spirito di servizio e con le competenze si trova poi nel corso dell’anno caricato di altre incombenze magari non previste.
Il condivisibile e importante progetto ministeriale che può dare respiro soprattutto agli studenti più fragili, cade pertanto in un contesto sicuramente problematico perché la sua riuscita e soprattutto la qualità di ciò che si farà dipende dalla capacità progettuale della scuola che, si badi bene, non dipende dalla preparazione e dalle intelligenze dei docenti su cui non si discute, ma sulla possibilità concreta che hanno di incontrarsi di fare riunioni realmente efficaci, di valutare bene i bisogni degli studenti, di gestire le presenze in estate anche quando a svolgere le attività può essere il Terzo settore, senza parlare della vigilanza e del problema delle ferie del personale.
Il tutto in un orario di lavoro di contratto di 18 ore per coprire solo ed esclusivamente le ore di lezione in aula ( ad esempio come fa un docente con 6 o 9 classi a sentirsi parte di un’équipe di classe e curarsi degli studenti fragili!) .
E’ già un quasi miracolo che l’incarico alle scuole sia stato dato alla fine di aprile, anche se maggio è il mese che prelude agli scrutini e a tutte le incombenze di chiusura dell’anno.
Bisognerà poi vedere anche quanti Euro sono destinati alla progettazione e all’organizzazione di tutto questo bel progetto e in che misura è possibile utilizzarli realmente per la progettazione che dovrebbe coinvolgere i consigli di classe almeno nella parte didattica e pedagogica per poter tenere conto dei bisogni . In base a ciò si vedrà quale tipo di organizzazione si potrà mettere in piedi per l’estate.

La questione delle figure intermedie è, come si intuisce, centrale in questa situazione, ma anche per la “scuola che verrà” di cui tutti parlano e che si dovrebbe realizzare. Non bastano i soldi per rendere la scuola più efficace ed efficiente. La vera riforma che si attende non è didattica, ma organizzativa e attiene allo stato giuridico, al contratto e all’utilizzo del monte ore di lavoro dei docenti, oltre allo stipendio naturalmente.
La RIVISTA DELL’ISTRUZIONE dedica proprio a questo argomento il Focus del numero 1 del 2021 a testimonianza dell’attenzione per questa questione del suo direttore, il compianto Giancarlo Cerini che ben conosceva la scuola reale.
In questo numero della Rivista io mi soffermo sul coordinatore di classe, una figura sottovalutata sul piano del suo ruolo nel funzionamento del consiglio di classe come vera équipe progettuale e per l’individualizzazione e personalizzazione del curricolo. Un approccio che a mio avviso può contribuire a ridurre la dispersione prima che diventi un problema.