Compiti a casa: regolamentarli si può (e si deve)

di Maurizio Parodi (*)

(*) M. Parodi è un ex dirigenti scolastico e da anni si batte per l’abolizione dei compiti a casa, tema sul quale ha scritto libri e articoli, fondando anche il Movimento “Basta compiti”. Quella che qui pubblichiamo è l’ultima versione della sua proposta di “regolamentazione”

L’impegno a regolamentare l’assegnazione dei “compiti a casa”, istituzionalmente necessario e professionalmente doveroso, è tanto più urgente considerata la mole soverchiante di “lavoro domestico” imposto, fin dai primi anni di scuola, agli studenti italiani e alle loro famiglie, come è facile, per chiunque, constatare direttamente, e come dimostrano le rilevazioni compiute dagli “osservatori” nazionali (CENSIS) e internazionali (OCSE).
Basterebbe, peraltro, ricordare che si danno compiti a casa persino ai bambini (6-11 anni) che frequentano scuole a tempo pieno: dopo 8 ore di “lavoro” in classe, non è infrequente che si assegnino compiti tutti i giorni, nei week end e durante le vacanze.
Va poi detto che i docenti operano in una situazione di reciproca ignoranza, non si curano di sapere quanto gravoso sia il carico di lavoro complessivo: ciascuno assegna i propri compiti come fossero i soli da svolgere, e gli studenti, fin dalla primaria, si ritrovano a trascorrere giornate intere, fino a tarda sera chini su libri e quaderni, con genitori costretti a svolgere il ruolo, improprio, di insegnanti di complemento e di sorveglianti.
Un intervento in tal senso, ovvero il richiamo alla necessità della regolamentazione, rientrerebbe nelle prerogative del Parlamento e del Governo, non sarebbe in contrasto con la “libertà di insegnamento” del singolo docente, con l’autonomia delle scuole e neppure con le attribuzioni del dirigente scolastico, e risulterebbe ampiamente legittimato dalla necessità di garantire allo studente il “diritto al riposo e al tempo libero, a dedicarsi al gioco e ad attività ricreative proprie della sua età…” sancito dall’art. 31 della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, ratificata dallo Stato italiano il 27 maggio 1991, con legge n. 176.
Nondimeno, i dirigenti scolastici, i presidenti dei consigli d’istituto, i collegi dei docenti, i rappresentanti di studenti e genitori, le associazioni professionali di insegnanti e dirigenti, le associazioni di genitori e studenti, potrebbero e dovrebbero farsi parte attiva, formulando proposte di integrazione del PTOF, del Regolamento di istituto o del Patto di corresponsabilità, a guisa del presente decalogo, pensato per il primo ciclo di istruzione e proposto a mero titolo esemplificativo.
Regola-compiti
Premesso che nessuna norma impone l’assegnazione dei compiti a casa, si stabilisce quanto segue:
1. I compiti devono essere corretti tutti e a tutti dai docenti che li abbiano assegnati – non avrebbe altrimenti senso farli.
2. I docenti si impegnano a preparare gli studenti di modo che siano in grado di svolgerli per proprio conto – sarebbe assurdo e umiliante chiedere loro di fare ciò che non siano in grado di poter fare.
3. Ai compiti  non deve essere assegnato voto alcuno – il docente non può sapere come e da chi siano svolti.
4. I compiti non eseguiti a casa non possono essere “recuperati” sacrificando la ricreazione  – gli studenti ne hanno bisogno e diritto.
5. I compiti non svolti a casa durante i periodi di assenza (es. per malattia) non devono essere recuperati – mancando il necessario insegnamento.
6. La giustificazione del genitore per il mancato svolgimento dei compiti a casa deve essere recepita evitando reprimende o punizioni – umilianti per lo studente e offensive per i genitori.
7. Nelle classi a 40 ore (tempo pieno), non si assegnano compiti: le attività didattiche devono esaurirsi nelle 8 ore di lezione in aula – pretendere un ulteriore impegno sarebbe controproducente e penoso.
8. I docenti concordano l’assegnazione dei compiti valutandone complessivamente il “carico cognitivo” – per evitare un impegno soverchiante.
9. Non devono essere assegnati “compiti di punizione” – pratica didatticamente aberrante e inammissibile che svilisce lo studio e ne tradisce il senso.
10. Non devono essere assegnati compiti nel fine settimana e durante i periodi di “vacanza” – agli studenti (e alle famiglie) deve essere permesso di ricrearsi e garantito il “diritto al riposo e al gioco”.

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