di Monica Piolanti
Nel dibattito pubblico italiano, il termine “merito” risuona con crescente frequenza, tanto da aver trovato posto nella nuova denominazione del Ministero dell’Istruzione.
Ma viene da chiedersi perché “merito” non è stato inserito anche nel Ministero della Salute, nel Ministero dell’Interno, della Giustizia, e così via?
Il concetto di “merito” è universale e trasversale, applicabile a tutti i lavoratori che svolgono diverse professionalità e che si impegnano per ottenere riconoscimenti come aumenti o promozioni.
Tutti i cittadini di qualunque settore lavorativo possono essere capaci e meritevoli! Non dovrebbe essere un termine riferito esclusivamente ai docenti del Ministero dell’Istruzione, in quanto una tale limitazione appare inaccettabile e potrebbe essere percepita addirittura come punitiva o dettata da un senso di rivalsa.
Prima di considerare il merito riferito agli studenti, è fondamentale approfondire la questione del merito riguardante gli insegnanti.
La discussione sul “merito” nel contesto scolastico deve necessariamente includere sia gli studenti che i docenti, poiché il rapporto tra essi è intrinsecamente simmetrico e fondato sull’umanità e sulle specificità di ogni singola persona.
Il “merito” per gli insegnanti non può essere ridotto a una pura valutazione delle prestazioni standardizzate o a metriche quantitative.
Un approccio al merito che sia autenticamente costruttivo deve riconoscere la complessità del ruolo docente, che va ben oltre la trasmissione di contenuti. Insegnare è una professione che richiede passione, empatia, capacità di adattamento e la volontà di comprendere e valorizzare ogni singolo studente nella sua originalità.
L’insegnante meritevole è colui che riesce a creare un ambiente di apprendimento stimolante e inclusivo, dove ogni studente si sente riconosciuto e supportato.
Questo implica la capacità di cogliere le diverse intelligenze, i ritmi di apprendimento e le specificità culturali e sociali di ciascuno. Continua a leggere