Archivio mensile:Agosto 2020

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Ripartire dall’infanzia. Il documento d’indirizzo per il sistema 0-6 anni

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di Daniele Scarampi
(Dirigente Scolastico dell’I.C. di Vado Ligure, Sv)

Lo sviluppo delle capacità creative e innovative, è noto, ha radici profonde nella prima infanzia. E ben lo aveva arguito il menestrello della parola Gianni Rodari, nella sua fortunatissima Grammatica della fantasia: il bambino, già a partire dalle primissime esperienze ludiche, non è solamente un artificialista (ossia una specie di demiurgo che plasma sempre nuove storie), ma è un vero e proprio scienziato creativo; manipola oggetti e concetti uscendo dallo spazio angusto di schemi precostituiti e la forza dell’immaginazione che lo sorregge, scomponendo e ricomponendo la realtà, crea logiche combinatorie sempre nuove, capaci a loro volta di condurre verso significative esperienze d’apprendimento.

Ora, in ragione di quanto premesso, i servizi educativi e le scuole dell’infanzia, oltre a rappresentare per i bambini il primo approccio alla vita di società, rappresentano uno spazio di relazioni multiple da vivere e sperimentare creativamente (leggasi al riguardo gli Orientamenti pedagogici sui LEAD, i Legami Educativi a Distanza, elaborati lo scorso mese di maggio dalla Commissione per il Sistema integrato di educazione e istruzione), per poi condividerle con gli altri. Di più: si tratta di uno spazio di sperimentazioni e di acquisizioni successive, nel quale – manipolando oggetti e costruendo nuove esperienze – i bambini incontrano il prossimo, sviluppano le prime autonomie personali e costruiscono la propria identità in un contesto sociale.

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Alcune considerazioni sulla istruzione parentale

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di Mario Maviglia

La normativa

La possibilità di provvedere direttamente all’istruzione dei propri figli, senza fruire del servizio scolastico fornito dalle scuole statali o paritarie o non statali non paritarie, è prevista già da tempo dal nostro ordinamento giuridico. Il D.Lvo 16 aprile 1994, n. 297, all’art 111, comma 2, stabilisce che “i genitori dell’obbligato o chi ne fa le veci che intendano provvedere privatamente o direttamente all’istruzione dell’obbligato devono dimostrare di averne la capacità tecnica od economica e darne comunicazione anno per anno alla competente autorità.”
Queste scarne indicazioni normative sono state ripetutamente richiamate da successivi provvedimenti legislativi e amministrativi:
DM n. 489 del 13 dicembre 2001 sulla vigilanza dell’obbligo di istruzione;
D.Lvo 25 aprile 2005, n. 76, riguardante le norme generali sul diritto-dovere all’istruzione e alla formazione;
Legge 27 dicembre 2006, n. 296, che porta a 10 anni la durata dell’istruzione obbligatoria; 

D.Lvo 13 aprile 2017 n. 62 sulla valutazione degli alunni.

Dall’insieme di queste norme emerge che la possibilità di fare ricorso all’istruzione parentale (o homeschooling) è subordinata al requisito della capacità tecnica da parte dei genitori o della capacità economica. In sostanza se i genitori intendono provvedervi direttamente devono dimostrare di avere una preparazione culturale adeguata a fornire l’istruzione prevista per quel livello scolastico o, in alternativa, avere la capacità economica per provvedere tramite docenti privati o istitutori.

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Ma la Homeschool non è una cosa seria

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di Cinzia Mion

Correva l’anno 2013, al tempo della ministra Carrozza , che aveva appena emanato delle “Linee guida per l’educazione alla sessualità e all’affettività” e ricordo l’alzata di scudi delle forze più oltranziste, per non dire talebane, che si sono subito organizzate per fare un fronte comune…
Si temeva che tale formazione …sdoganasse l’omosessualità! La parola incriminata era “gender” o meglio identità di genere….

Per farla breve schiere di madri “sciamannate” hanno invaso, senz’altro in Veneto –  ma credo anche in altre regioni, anche se non così famose come il Veneto per essere stata la patria della cosiddetta “balena bianca”- dicevo hanno invaso le Presidenze scolastiche per diffidare i Dirigenti dall’organizzare non solo corsi di formazione su queste linee guida ma addirittura corsi contro il bullismo.
Nell’immaginario genitoriale senz’altro era meglio un figlio bullo che a rischio di diventare (anche se per la verità gay si “è” non si diventa) omosessuale.
Sono sorte allora, un po’ come i funghi, le minacce-proposta di farsi la scuola personale-privata-casalinga-genitoriale.

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