Ri-educare alla comunicazione umana nell’epoca dei Chatbot

di Patrizia Malausa

Viviamo un tempo paradossale: mai come oggi l’Essere Umano ha avuto a disposizione strumenti così ampi e potenti per comunicare, e mai come oggi la comunicazione appare svuotata, algoritmica, disincarnata.

La rivoluzione dell’Intelligenza Artificiale Generativa e dei Chatbot – ChatGPT, Gemini, Claude, Copilot e i loro innumerevoli fratelli digitali – sta trasformando in profondità il modo in cui pensiamo, scriviamo e impariamo: tutti stiamo diventando esperti di LLM, tecniche di prompting, di linguaggi di interazione artificiale, di strategie per “ottenere la risposta migliore” da una macchina. Eppure, proprio mentre apprendiamo a parlare con le Intelligenze artificiali – calcolatori di parole non sempre impeccabili, ma effettivamente efficaci con il giusto prompt -, rischiamo di disimparare a parlare tra Esseri Umani.

Nella scuola, questo paradosso e questa contraddizione si manifestano ogni giorno. Studentesse e studenti navigano in un oceano di informazioni, ma spesso faticano a trovare un senso in ciò che apprendono nella/dalla scuola stessa. Studiare “per la verifica” appare, così, a molti/e un esercizio sterile, una forma di obbedienza svuotata di significato – tanto che agli esami conclusivi ci si rifiuta di sottostare al rito dell’ultimo/ennesimo test per la valutazione della propria “maturità”. La parola del/la docente – trasmessa nei modi e nei tempi tradizionali – rischia di non raggiungere più nessuno, di non vibrare, di non risuonare come autentica e autenticamente significativa.

Eppure, come ricorda spesso nei suoi interventi Daniela Lucangeli, se la parola non controlla i solchi profondi e antichi lasciati dalle emozioni, essa può diventare elemento vivo, efficace, trasformativo, anche disturbante/destabilizzante a volte, ma mai insignificante quando nasce dentro una situazione comunicativa autentica, quando chi parla e chi ascolta si riconoscono in un contatto – emozionale ed emozionante – uditivo, cenestesico, empatico, nell’incontro-scontro dialogico e dialettico che è l’essenza stessa dell’Essere Umano. Continua a leggere

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Pensiero critico e Intelligenza Artificiale Generativa

di Patrizia Malausa

Il Debate come risposta educativa per l’integrazione consapevole e funzionale dell’IAG nella didattica

1. Introduzione

L’avvento dell’Intelligenza Artificiale nella didattica – con strumenti sempre più accessibili e pervasivi come ChatGPT, Gemini, Claude – pone alla Scuola una sfida urgente e radicale: come formare studenti e studentesse veramente autonome e ‘pensanti’, capaci non solo di usare, ma di com-prendere, valutare, mettere in discussione e integrare criticamente quanto viene loro proposto da un’Intelligenza Artificiale?

L’ingresso dell’Intelligenza Artificiale Generativa (IAG) nei più svariati contesti della vita sociale, ma soprattutto nei contesti didattici-educativi rappresenta una delle trasformazioni più significative della Società contemporanea ma, soprattutto, della Scuola contemporanea che quella Società contribuisce a formare. Strumenti come ChatGPT, Gemini, Claude, Copilot hanno reso l’accesso alla Conoscenza rapido e personalizzato, e tuttavia pongono interrogativi pedagogici urgenti: che ruolo ha ancora l’insegnamento in una Società dove le risposte sono alla portata di tutti, immediate, automatizzabili? Quali Conoscenze vanno consolidate (e come?) e quali Competenze vanno sviluppate (e come?) per non correre il rischio di dipendere passivamente da ciò che l’IA genera, e da macchine generatrici di linguaggio e, forse, anche di pensiero?

In questo quadro socio-culturale in velocissima trasformazione/evoluzione, in cui ‘essere umani’ – per dirla con il mai superato Fernando Savater – diventa ancora e sempre più ‘un dovere’ e un obiettivo finale – mai un dato di fatto -, metodologie didattiche-educative veramente innovative, attive e trasformative, si configurano come estremamente necessarie, ormai irrinunciabili: in effetti, appare chiaro che non si può più rimanere impassibili osservatori, analisti ancorati a posizioni sin qui solide e funzionali, in attesa di vedere cosa accadrà… Perché tanto, tantissimo, sta già accadendo – che lo si veda o meno nelle aule scolastiche.

Ecco allora che metodologie didattiche-educative veramente innovative, attive e trasformative possono venire in aiuto: il Debate nei diversi formati, come il formato World Schools (WSD) si configura non solo come una pratica didattica innovativa, ma come una metodologia pedagogica essenziale per lo sviluppo e/o il recupero del Linguaggio complesso e articolato, e per lo sviluppo del pensiero analitico-critico, argomentativo e riflessivo, elementi sempre più rilevanti anche nei documenti ministeriali (si vedano le Linee guida MIM per le competenze digitali), che ora si possono avvantaggiare con l’apporto e l’integrazione consapevole e mirata dei nuovi strumenti basati sull’IAG. Continua a leggere

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