di Collettivo Legauche
Nell’articolo del Collettivo Legauche si trova anche un’ampia segnalazione/recensione del nostro ebook
Le Nuove Indicazioni Nazionali del primo ciclo d’istruzione sono un documento utile per comprendere la visione della scuola del governo Meloni. Giustamente sul sito della rivista Insegnare, legata al Cidi, Giuseppe Bagni afferma che esse si inseriscono in un contesto politico e culturale che mira a riportare la scuola indietro nel tempo, non attraverso un reale rinnovamento pedagogico bensì tramite una retorica nostalgica che celebra un passato mitizzato che si affianca a pericolosi provvedimenti repressivi nelle nostre scuole e università. Ad esempio l’inasprimento delle sanzioni disciplinari, l’introduzione di nuovi reati per i minori e la stretta sul voto di condotta (che può determinare l’esito degli scrutini e della maturità) rivelano una volontà precisa, ovvero criminalizzare la protesta giovanile, anche quando è pacifica, e normalizzare comportamenti accondiscendenti. Si tratta di una strategia che utilizza la paura per giustificare misure repressive, alimentando il mito di una delinquenza minorile in crescita, nonostante i dati dimostrino il contrario. Per quanto riguarda l’università, citiamo solamente la proposta (poi parzialmente ritirata) di obbligare gli atenei a collaborare con i servizi segreti, cosa che svela un disegno di sorveglianza generalizzata in netto contrasto con i principi costituzionali di autonomia e libertà della ricerca. L’adolescenza, con le sue domande scomode e la sua ribellione, spaventa perché mette in discussione lo status quo. I giovani, soprattutto quelli che chiedono giustizia climatica, diritti e un futuro dignitoso, sono percepiti come una minaccia. La risposta è una doppia strategia: l’esclusione attraverso percorsi formativi differenziati (come la filiera professionalizzante abbreviata) e l’assimilazione forzata a un’identità culturale presentata come superiore. Questo approccio tradisce il mandato costituzionale della scuola e rischia di alimentare ulteriore rabbia e frustrazione, come dimostrano gli episodi di violenza giovanile, spesso privi di un obiettivo preciso ma radicati in un senso di esclusione e precarietà. Sul piano didattico le Indicazioni del 2025 propongono un ritorno a un nozionismo sterile, con un’ossessione per contenuti enciclopedici e una pedagogia autoritaria che ignora le evidenze scientifiche. L’idea che esistano “talenti innati” (come il “pallino per la matematica”) è scientificamente infondata e pedagogicamente dannosa perché scoraggia l’impegno e giustifica le disuguaglianze. Allo stesso modo, la proposta di affrontare la violenza di genere con una generica “educazione del cuore” nega la dimensione strutturale del problema, riducendolo a una questione di buoni sentimenti. Il cambiamento del titolo da “Cultura, scuola, persona” a “Persona, scuola, famiglia” non è casuale. Segna un passaggio da una visione collettiva e democratica dell’istruzione a una prospettiva individualista e familista che svuota il ruolo sociale della scuola. La Costituzione parla di rimuovere gli ostacoli alla libertà e all’uguaglianza ma queste Indicazioni li moltiplicano, differenziando i percorsi in base a presunte “potenzialità” già definite.
Clicca qui per leggere l’intero saggio nel sito del Collettivo